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Temperature sempre più alte e fenomeni estremi: il riscaldamento globale impatta sempre più pesantemente sul clima della Terra. Analizziamo i dati di quest’estate 2022 e vediamo quali potrebbero essere le soluzioni per contrastare l’aumento delle temperature e il cambiamento climatico.

L’estate 2022 è stata caratterizzata da ondate di calore fuori dalla norma: l’anticiclone africano è arrivato già a giugno sopra il nostro Paese, dove sono stati ripetutamente superati i 40°C in numerose città. Il caldo estremo ha avuto effetti anche sulle temperature del Mar Mediterraneo: in molte aree, la zona superficiale del Mare Nostrum è risultata essere più di 5°C oltre la media stagionale. I picchi maggiori sono stati registrati nel Mar Ligure e nell’alto Tirreno: nelle ore centrali del giorno l’acqua è arrivata anche a 30°C, valore impensabile solo qualche decina di anni fa e superiore anche al record dell’estate 2003, durante la quale si era registrata un’anomalia di “soli” 3°C.

L’aumento della temperatura del Mar Mediterraneo durante il mese di luglio 2022 – immagini via Copernicus Marine Service e rinnovabili.it

Le cause  

Nell’ultimo secolo, infatti, insieme ad un aumento costante della temperatura atmosferica, si sono verificate anche ondate di calore marine sempre più intense e frequenti. Secondo il World Meteorological Organization (WMO), si usa questa definizione quando “la differenza tra la temperatura superficiale del mare misurata e il valore climatologico, ovvero atteso per quella particolare regione in quello specifico periodo dell’anno, supera una soglia critica per almeno 5 giorni in un’ampia area di mare”. Ciò è dovuto principalmente alle attività antropiche: l’emissione di elevati livelli di CO₂ e di altri gas serra ha fatto sì che il calore derivante dal Sole e diretto verso il nostro Pianeta rimanesse intrappolato negli strati bassi dell’atmosfera che, quindi, si sono surriscaldati.

© Crown Copyright. Fonte: Met Office.

Aumento della temperatura media globale registrato dal 1850 ad oggi, in base alle osservazioni atmosferiche di diversi centri per lo studio climatico. © Crown Copyright. Fonte: Met Office.

Le conseguenze:
  • Un circuito negativo…a feedback positivo

La massa d’acqua costituente l’oceano possiede un’elevata capacità termica: è in grado di assorbire cioè una notevole quantità di calore. Senza tale massa d’acqua in grado di stoccare il calore proveniente dal Sole, il nostro Pianeta non sarebbe compatibile per la vita, o per lo meno per la vita per come si è evoluta. In virtù di questa sua caratteristica, l’oceano può essere un nostro grande alleato per la lotta al cambiamento climatico: grazie alla sua azione mitigatrice, può infatti abbassare le temperature, portandole a valori minori e rendendo più fresche le zone costiere. Se però continuiamo di questo passo, il clima diventerà sempre più torrido e con esso anche i mari,  che, essendo già caldi, ridurranno la loro capacità di assorbire calore. Infatti, poiché l’oceano è già caldo, non sarà in grado di abbassare in modo sensibile la temperatura atmosferica con la sua azione mitigatrice, con il risultato che sarà promosso il riscaldamento globale, che a sua volta riscalderà i mari. Il circuito atmosfera-oceano venutosi a formare si autoalimenterà, in un sistema a feedback positivo che porterà all’aumento delle ondate di calore, sia per numero che per durata.

Foto via Pexels

  • Formazione di cicloni e uragani

A causa dell’evaporazione accelerata dell’acqua, avere mari più caldi significa anche avere un tasso di umidità nell’aria maggiore, fattore che influenza fortemente la formazione di perturbazioni atmosferiche. Le masse d’aria a bassa pressione in transito sopra acque surriscaldate sono infatti alimentate dall’umidità presente nella troposfera e, per tale motivo, diventano più intense. In questo modo uragani e tempeste si intensificano sia per frequenza che per forza, causando danni anche ingenti una volta arrivati sopra alle aree continentali.

Foto di Espen Bierud via Unsplash

  • Sempre meno ossigeno

Secondo la legge di Henry, la solubilità di un gas diminuisce all’aumentare della temperatura: la maggiore agitazione termica delle particelle, infatti, fa sì che queste ultime interagiscano in maniera minore con il solvente acquoso in cui sono disciolte. In mare sta accadendo proprio questo: l’aumento delle temperature sta abbassando il tasso di ossigeno disciolto in acqua, creando delle zone ipossiche o addirittura anossiche, in cui la percentuale di O è sempre più bassa. Queste aree sono delle vere e proprie zone morte, in cui animali e vegetali non possono vivere; si stima che il loro numero sia quadruplicato negli ultimi 70 anni. Esistono anche in questo caso pericolosi meccanismi a feedback: i microbi che proliferano nelle zone ipossiche producono come scarti metabolici grandi quantità di ossido di azoto, un gas serra con effetti devastanti.

  • Cambiamenti nella circolazione oceanica

Uno studio condotto dall’Università di Canberra ha messo in luce il legame tra cambiamenti climatici e circolazione oceanica: attraverso immagini satellitari raccolte nell’arco di 30 anni, gli scienziati hanno mostrato che le correnti e, in particolare, i vortici oceanici stanno cambiando, diventando sempre più veloci ed intensi. L’incremento maggiore si è avuto nell’Oceano Antartico: i vortici hanno subìto un aumento dell’attività del 5%, impattando in modo significativo sulla corrente circumpolare antartica. I vortici, oltre a trasportare calore da una zona ad un’altra dell’oceano, spostano anche sali, nutrienti e carbonio: modifiche nel movimento di tali masse d’acqua possono potenzialmente impattare sullo stoccaggio della CO₂ e devono pertanto essere monitorate.

  • Cicli vitali alterati 

I fragili equilibri degli ecosistemi vengono completamente modificati dal riscaldamento globale. Ne sono un esempio le tartarughe marine, il cui sesso deriva dalla temperatura di incubazione delle uova: se la temperatura è minore di 38°C nascono maschi, altrimenti femmine. Negli ultimi anni, gli scienziati hanno osservato un netto aumento della percentuale femminile di questi rettili; la carenza di maschi maturi rende più difficile l’accoppiamento e ciò si traduce quindi in un calo della popolazione in generale.

Foto di Jolo Diaz via Pexels

Un altro animale la cui popolazione sta mostrando un trend negativo è la cozza: nel Golfo di Taranto sono quasi scomparse totalmente, decimate dalle ondate di calore. Già l’anno scorso erano diminuite dell’80% e la situazione attuale ha causato il crollo definitivo.

Inoltre, il caldo record ha indotto degli intensi bloom fitoplanctonici: la maggior disponibilità di cibo ha fatto crescere esponenzialmente il numero di meduse presenti nel nostro mare. Alcune spiagge in Spagna e Francia sono state addirittura chiuse ai bagnanti. 

  • Nuovi competitors endemici…

L’aumento delle temperature causa anche la migrazione di molte specie animali e vegetali che, vedendo alterati i loro habitat, si spostano alla ricerca di quest’ultimi in altre zone. È il caso di molti organismi che vivono nello strato superficiale della colonna d’acqua, che migrano più in profondità alla ricerca di acque a temperatura minore, o di specie che si spingono a latitudini sempre maggiori. Nel Mediterraneo, un caso emblematico è quello della donzella pavonina (Thalassoma pavo), un coloratissimo pesce caratteristico delle aree meridionali del nostro bacino. Il riscaldamento delle acque ha spinto la donzella pavonina sempre più a nord: la specie ha infatti colonizzato anche l’Alto Tirreno e il Mar Ligure, dove un tempo non era presente. La migrazione verso settentrione ha fatto sì che T. pavo andasse ad occupare la nicchia ecologica di un’altra specie, la donzella zingarella (Coris julis), un pesce endemico già fortemente minacciato dalla distruzione degli habitat e dall’inquinamento. Le maggiori dimensioni della donzella pavonina, infatti, l’hanno favorita nell’acquisizione delle risorse alimentari e spaziali e ciò ha causato una netta diminuzione nel numero di donzelle zingarelle presenti.

Donzella pavonina – foto via Unsplash

  • …e tropicali 

Il caso esposto precedentemente riguardava due specie mediterranee, ma ne esistono numerosissimi in cui l’invasore è una specie tropicale, proveniente dal Mar Rosso e giunta attraverso il Canale di Suez. Queste migrazioni sono definite lessepsiane, dal nome dell’ingegnere che costruì il canale, e sono favorite dal riscaldamento delle acque, poiché gli organismi ritrovano nel Mediterraneo condizioni simili a quelle tropicali di origine. Si tratta di una vera e propria invasione biologica, in cui le specie aliene vanno ad eliminare le autoctone sia tramite predazione che sottrazione delle risorse. I più pericolosi, sia per gli ecosistemi che per l’uomo, sono il pesce coniglio (Siganus luridus), il pesce palla maculato (Lagocephalus sceleratus) e il pesce scorpione (Pterois miles). In particolare, quest’ultimo non sembra avere predatori naturali e può quindi proliferare incontrollato, arrivando a produrre anche 2 milioni di uova all’anno.

Pesce scorpione – foto via Unsplash

Le conseguenze di queste ondate di calore sono molteplici e impattano fortemente anche sulla salute e sulle attività umane. Non è troppo tardi per invertire la rotta: la politica deve tener conto dei dati forniti dalla Scienza e mettere in atto quella transizione ecologica di cui tanto si parla. Infatti, il riscaldamento globale è principalmente antropogenico: per proteggere il nostro Pianeta è necessario contenere l’aumento della temperatura entro un limite di +1,5°C fino alla fine del secolo, agendo globalmente in modo coordinato e sinergico. Il mare, nostro grande alleato nella lotta ai cambiamenti climatici, ha mostrato in più occasioni una grandissima resilienza e capacità di recupero: sta a noi dargli la possibilità di farlo.

Bibliografia:
  • -“Biologia marina”, Roberto Danovaro, ed. UTET
  • https://www.rinnovabili.it/ambiente/cambiamenti-climatici/ ondata-di-calore-marino- mediterraneo/ #:~: text=L’ondata%20 di%20calore %20 marino %20nel%20Mediterraneo %20dura %20da%2070%20giorni&text=Candidando%20il%202022%20del%20Mediterraneo,provocò%20danni%20ingenti%20agli%20ecosistemi
  • https://www.snpambiente.it/2019/05/29/cambiamenti-climatici-e-invasinoi-biologiche-la-parola-ai-pescatori-del-mediterraneo/
  • http://ilbollettino.unisalento.it/index.php/bollettino/article/viewFile/836/774
  • https://www.ilsecoloxix.it/savona/2022/06/30/news/mare-troppo-caldo-invasione-record-di-meduse-da-albisola-a-varazze-prolifera-la-luminosa-pelagia-noctiluca-1.41544622
  • https://www.repubblica.it/green-and-blue/2021/04/29/news/oceani_le_correnti_e_i_vortici_diventano_sempre_piu_potenti-298530372/
  • https://initalia.virgilio.it/mare-sempre-piu-caldo-dalle-cozze-alle-meduse-allarme-a-taranto-61753
Autrice: Sara Parigi
Sara è volontaria Worldrise e autrice per SeaMag dal 2021. Attualmente è iscritta al terzo anno di Scienze Biologiche presso l’Università di Firenze. Appassionata di cetacei fin da quando era bambina, se fosse un animale marino sarebbe una balenottera, un po’ schiva e introversa, ma anche pacata e razionale.

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