In un Pianeta in continuo cambiamento, l’unione può davvero fare la forza. Worldrise vi accompagna alla scoperta dei rapporti di simbiosi che si sviluppano nelle acque del Mar Mediterraneo.
In un Pianeta in continuo cambiamento, che ogni giorno invita a cercare nuovi modi per adattarsi e sopravvivere, l’unione può davvero fare la forza. Ne è un esempio la strategia attuata da alcuni organismi viventi per facilitare ed alleggerire molti dei processi biologici necessari alla loro sopravvivenza: la simbiosi.
Dal greco “symbiòsis” (syn: con; biòs: vivere), essa viene definita come una protratta coesistenza o uno stretto rapporto tra due o più organismi di specie diverse.
La simbiosi assume varie denominazioni in base al tipo di relazione che lega i due simbionti: si parla di “mutualismo” quando entrambi gli individui traggono un reciproco vantaggio dalla loro interazione. Ad esempio, nel mondo vegetale, i licheni sono formati dalla coesistenza di un fungo e un’alga, legati da un rapporto in cui l’alga produce nutrimento per il fungo attraverso la fotosintesi, mentre il fungo garantisce la sopravvivenza dell’alga fornendole acqua e sali minerali.
Viene definita “commensalismo”, invece, la relazione che procura un vantaggio solo a uno dei due organismi, mentre l’altro non ne trae né danno né beneficio.
Infine, il rapporto che nessuno vorrebbe provare: il parassitismo. In questo caso, un individuo, definito “parassita”, trae beneficio dal legame con un altro organismo, l’ospite, che ne viene danneggiato.
Le relazioni simbiotiche nascono da stimoli di necessità, che spingono un individuo a cercare sostegno o la possibilità di un vantaggio dalla relazione con un altro organismo.
Nel mondo marino, queste relazioni facilitano fondamentali processi biologici, come nutrimento, migrazione, pulizia di parassiti e altri bisogni primari che garantiscono adattamenti evolutivi e sopravvivenza.
Worldrise vi accompagna alla scoperta delle simbiosi che si sviluppano nelle acque del Mar Mediterraneo:
Pesci pulitori
Numerose specie marine si comportano da “pulitori”: puliscono, letteralmente, altri organismi, nutrendosi di parassiti e tessuti danneggiati presenti sul loro corpo e, allo stesso tempo, prevenendo infezioni e malattie. È questo il caso del tordo coda nera (S. melanocercus), il pesce pulitore per antonomasia del Mediterraneo. Nell’Area Marina Protetta di Portofino, nel Mar Ligure, questo pesce stabilisce interazioni di pulizia con varie specie ospiti, tra cui il pesce tordo pavone (S. tinca), il pesce sciarrano (S. scriba) e il pesce salpa (S. salpa). Gli ospiti visitano le stazioni di pulizia dove stagionalmente si concentrano esemplari di tordo coda nera, permettendogli di rimuovere parassiti e muco dal proprio corpo, nutrendo in cambio il pesce pulitore.

Labroides dimidiatus pulisce una cernia – via Unsplash.
Alghe e coralli
Una tra le simbiosi più conosciute del mondo marino è quella che si sviluppa all’interno dei coralli. Essi ottengono circa il 90% del proprio nutrimento da alghe microscopiche che vivono all’interno dei loro tessuti, denominate zooxantelle. Queste alghe forniscono i nutrienti necessari alla crescita del corallo attraverso la fotosintesi e, in cambio, ricevono protezione e sostentamento dagli scarti che esso produce, come ammonio e anidride carbonica. Le alghe, grazie ai loro pigmenti, sono inoltre responsabili dei colori accesi tipici dei coralli.
È bene specificare che non tutte le specie di coralli possiedono questa relazione con le zooxantelle: alcune specie che vivono in profondità, come ad esempio i “coralli bianchi” del Mar Ionio settentrionale, non possiedono alghe al loro interno e si cibano dei nutrienti trasportati dalle correnti di fondo, catturandoli con i tentacoli dei loro polipi.

Coralli – via Unsplash
Alghe e nudibranchi
Le zooxantelle sono presenti anche in numerose specie di nudibranchi, che le incorporano dalle loro prede e ne traggono numerosi vantaggi. Il piseinoteco (Piseinotecus gabinierei) è un tipico nudibranchio mediterraneo ospite di queste alghe, che rimangono fotosinteticamente attive nelle ghiandole digestive dell’animale, dove sono ingerite. I benefici tratti da questa relazione non sono ancora ben chiari: immagazzinando l’alga, il nudibranchio potrebbe ricevere nutrienti dall’esposizione alla luce solare attraverso la fotosintesi, fornendogli risorse alimentari in periodi di scarsità di cibo.

Nudibranchio – via Unsplash
Funghi e piante
Se pensavate che i funghi si trovassero solo negli ambienti terreni, vi sbagliavate. Le piante terrestri ottengono un elevato apporto di nutrienti minerali grazie alla relazione simbiotica, definita micorrizia, con i funghi che vivono all’interno delle loro radici. I funghi trattengono l’acqua e i sali minerali e ne rendono possibile l’assorbimento per la pianta, che in cambio procura nutrienti ai funghi. Ebbene, recenti studi hanno rivelato la presenza di comunità fungine nelle radici della Posidonia oceanica, pianta acquatica endemica del Mediterraneo. È stato ipotizzato che la pianta potrebbe ospitare i funghi nelle proprie radici, per facilitare un maggior apporto di nutrienti rispetto alla quantità che normalmente assorbirebbe dalle correnti. Ulteriori ricerche sono tuttavia necessarie per stabilire il ruolo di questa relazione.

Prateria di Posidonia oceanica – via iStock
Remora e squali
I remora (Remora remora), anche noti come “pesci ventosa”, possiedono una strato di tessuto piatto sul corpo che permette loro di attaccarsi appunto, come una ventosa, alla pelle di altri pesci e mammiferi marini. I remora sfruttano questa capacità per aggrapparsi a grandi pelagici, spesso squali ed altri elasmobranchi, risparmiando energia durante gli spostamenti e ottenendo protezione e pasti gratuiti dagli scarti di cibo del pesce più grande. In cambio, essi mantengono pulita la pelle dei loro ospiti rimuovendo parassiti e detriti.

Pesci remora intorno ad una tartaruga – via Unsplash
Le relazioni simbiotiche in natura ci insegnano che l’unione di forze e il reciproco sostegno comportano risultati positivi e benefici per tutti.
Sarà forse il caso di imparare ad essere un po’ più simbiotici anche tra di noi?
Bibliografia:
- Sabatino, D., Mori, M., & Tunesi, L. (2007). Interazioni simbiotiche tra il labride pulitore Symphodus Melanocercus ei suoi ospiti nel Mar Ligure. Thalassia Salentina, 30, 117-127.
- Tursi A., Mastrototaro F., Matarrese A., Maiorano P. & D’onghia G.(2004) Biodiversity of the white coral reefs in the Ionian Sea (Central Mediterranean), Chemistry and Ecology, 20, 107-116, DOI: 10.1080/02757540310001629170
- Marín, A., Ros, J. (1991). Presence of Intracellular Zooxanthellae in Mediterranean Nudibranchs. Journal of Molluscan Studies, 57, 87–101. https://doi.org/10.1093/mollus/57.Supplement_Part_4.87
- Borovec, O., Vohník, M. (2018). Ontogenetic transition from specialized root hairs to specific root-fungus symbiosis in the dominant Mediterranean seagrass Posidonia oceanica. Scientific Reports.
Autrice: Giulia Cecchi
Giulia è una studentessa di biologia marina e oceanografia all’università di Bangor, in Galles. Attualmente, oltre agli studi, collabora in un progetto di ricerca focalizzato sull’influenza di processi oceanografici su predatori marini. Se fosse un animale marino sarebbe un polpo, per poter essere estremamente flessibile, intelligente, ed adattarsi a qualsiasi ambiente assorbendone i colori sulla pelle!