Andrea Centini, giornalista di Fanpage, racconta per Worldrise le attività di whale watching sostenibile e responsabile nelle acque delle Isole Azzorre.
L’arcipelago portoghese è uno dei luoghi migliori al mondo dove incontrare delfini e balene: in natura, liberi e protetti. Le Isole Azzorre sono il paradiso del whale watching nel cuore dell’Atlantico.

Un branco di esemplari di stenella maculata atlantica (Stenella frontalis) – foto di Andrea Centini
Isole Azzorre, tra mare e natura
Nove meravigliose isole vulcaniche incastonate nel cuore dell’Oceano Atlantico, estrema frontiera occidentale dell’Unione Europea e fulcro di un patrimonio naturalistico di rara e inusitata bellezza. Questa, in sintesi, è la fotografia delle isole Azzorre (Região Autónoma dos Açores), un mosaico di paesaggi mozzafiato in cui il nero della roccia lavica, il verde della rigogliosa vegetazione e l’azzurro del cielo e del mare restano scolpiti negli occhi e nell’anima. È un paradiso preservato dall’assenza del turismo di massa, in cui il ritmo della vita è scandito dalla natura. Non mancano tuttavia grandi centri urbani, come Ponta Delgada sull’isola Sao Miguel, popolata da circa 70mila abitanti. Qui ha sede la Presidenza della Regione Autonoma portoghese. Con i suoi 750 chilometri quadrati, Sao Miguel è l’isola più grande dell’arcipelago, seguita dalla bellissima e “selvaggia” Pico, il cui nome è indissolubilmente legato a quello dell’imponente Monte Pico. È un vulcano che svetta per oltre 2.300 metri sul livello del mare, sufficienti per renderlo la montagna più alta di tutto il Portogallo: “Sua Majestade”, esclamano i picarioti quando lo presentano con orgoglio ai visitatori.

Isole Azzorre – foto di Ferdinand Stöhr via Unsplash
Il paradiso del whale watching nel cuore dell’Atlantico
Le profonde acque che abbracciano le isole di Pico, Faial e Sao Jorge, che insieme costituiscono il cosiddetto “triangulo” del gruppo centrale, sono considerate tra le migliori al mondo per il whale watching, l’avvistamento di balene e delfini nel proprio habitat naturale. Sono circa trenta le specie di cetacei osservabili nell’arcipelago, tra misticeti (cetacei con i fanoni, come le balenottere) e odontoceti (cetacei con i denti, come i delfini); alcune si osservano di rado, come le orche (Orcinus orca), altre transitano durante il periodo della migrazione e altre ancora sono presenti tutto l’anno o in una determinata stagione. Ma è praticamente impossibile restare a “bocca asciutta” durante una emozionante escursione nell’oceano.

Un capodoglio (Physeter macrocephalus) insieme al suo piccolo, avvistati durante un’escursione alle Azzorre – foto di Andrea Centini
Il capodoglio: star delle escursioni in mare
La specie più rappresentativa e facile da osservare alle Azzorre è indubbiamente il capodoglio (Physeter macrocephalus), il più grande odontocete con i suoi 18 metri di lunghezza massima. In passato fonte di sostentamento per gli isolani – l’ultimo è stato ucciso dai balenieri locali a metà degli anni ’80 del secolo scorso -, oggi è la “star” di molte escursioni di whale watching, grazie al cospicuo numero di esemplari sempre presenti, soprattutto femmine. È un cetaceo particolarmente amato per l’abitudine di sollevare la pinna caudale quando si immerge negli abissi per andare a caccia di calamari, dove resta generalmente per una quarantina di minuti (anche se si ritiene possa resistere in apnea fino a circa un’ora e 30 minuti). Se si è particolarmente fortunati è possibile ammirare il capodoglio mentre si esibisce nel cosiddetto breaching, un comportamento di superficie fatto di salti e acrobazie che i cetacei adottano per comunicare tra di essi o con altre specie, per diletto e liberarsi dai parassiti.

Un capodoglio (Physeter macrocephalus) nell’atto di immergersi – foto di Andrea Centini
Gli altri giganti del mare
Se questo meraviglioso animale è visibile alle Azzorre tutto l’anno, per gli altri giganti del mare il periodo migliore è la primavera, tra il mese di marzo e quello di maggio, durante la migrazione verso le fredde e pescose acque settentrionali. Balenottere comuni (Balaenoptera physalus), balenottere azzurre (Balaenoptera musculus), megattere (Megaptera novaeangliae) e balenottere boreali (Balaenoptera borealis) durante il periodo migratorio transitano di continuo nei corridoi oceanici che si snodano attorno alle isole del triangulo. Ma non si tratterebbe di semplici zone di passaggio: secondo recenti studi, infatti, le acque delle Azzorre sarebbero uno strategico habitat alimentare in grado di favorire la lunga e faticosa migrazione primaverile verso l’Artico.

megattera (Megaptera novaeangliae) – foto di Andrea Centini
Whale watching sostenibile e responsabile
Oltre a capodogli e balene, durante le escursioni di whale watching è possibile incontrare con una certa frequenza anche le pseudorche (Pseudorca crassidens), i globicefali e i meno conosciuti zifidi, come i mesoplodonti e gli iperodonti boreali. E poi ci sono gli immancabili delfini: cinque specie, ovvero il tursiope (Tursiops truncatus), il delfino comune (Delphinus delphis), il grampo (Grampus griseus), la stenella striata (Stenella striata) e la stenella maculata atlantica (Stenella frontalis). Quest’ultima non è stanziale ma stagionale, poiché giunge lungo le coste delle Azzorre nel mese di giugno, per poi tornare in acque più calde con l’arrivo dell’autunno. Osservare questi gioiosi animali nel proprio habitat naturale, che si avvicinano per curiosità spesso esibendosi in salti e performance spettacolari, rende ogni uscita nell’oceano indimenticabile. Le Azzorre sono un vero e proprio patrimonio della biodiversità marina, un tesoro prezioso da proteggere e uno dei migliori luoghi al mondo dove incontrare i cetacei nel grande blu, liberi, rigidamente protetti e lontani dai massacri che tutt’oggi vengono perpetrati ai loro danni, come in Norvegia, alle isole Faroe o nella famigerata baia giapponese di Taiji.

Stenella maculata atlantica (Stenella frontalis) – foto di Andrea Centini