I subacquei sono a modo loro degli abitanti del mare e possono contribuire alla tutela dell’ecosistema marino. Scopriamo insieme 10 curiosità su questi speciali frequentatori del Pianeta Blu.
Ti piacerebbe poter respirare sott’acqua e osservare pesci colorati e affascinanti squali? Visitare antichi relitti affondati e andare alla scoperta di grotte secolari? Tutto questo è possibile e anche molto divertente, basta iscriversi ad un corso e prendere un brevetto per diventare subacqueo! In questo articolo potrai scoprire 10 curiosità su come entrare a far parte di questo meraviglioso mondo.

Foto di Martina Franzini
1. Come diventare Sub
Per diventare subacquei a livello ricreativo, ovvero immergendosi fino a 40 m di profondità, non serve essere degli eccellenti nuotatori o avere delle caratteristiche fisiche speciali, basta saper rimanere a galla e avere un buono stato di salute. Esistono tantissime didattiche per diventare sub, alcune più conosciute di altre, ma l’importante è sceglierne una che ti rilasci un brevetto internazionale, utilizzabile in qualsiasi parte del mondo, così da poter andare ad immergerti ovunque tu voglia.
Il primo passo è iscriversi ad un corso e conseguire il brevetto base, ovvero l’Open water diving che ti consentirà di immergerti fino a 18 metri di profondità. Successivamente potrai dedicarti ad un brevetto avanzato, che consente di raggiungere fino a 30m di profondità e, infine, a quello deep che permette di arrivare fino a 40m. Per ottenere i brevetti è necessario seguire alcune lezioni di teoria, in presenza oppure online, e superare un esame a quiz. Dopodiché si passa alle immersioni in acque libere, vale a dire al mare o al lago, in cui dovrai svolgere gli esercizi base che avrai precedentemente imparato a fare in acque delimitate, ovvero in piscina.
2. Com’è possibile respirare sott’acqua?
Respirare sott’acqua è davvero possibile ed estremamente facile, basta dotarsi della giusta attrezzatura. I subacquei infatti non potrebbero assolutamente fare a meno della bombola e degli erogatori.
La bombola non è altro che un contenitore ad alta pressione, necessario per il trasporto sott’acqua della riserva di gas per la respirazione durante un’immersione. Nella maggior parte dei casi questo gas è aria che, esattamente come l’aria che respiriamo a pressione atmosferica, è composta dal 79% di azoto e dal 21% di ossigeno, con una piccola percentuale di altri gas.
Per respirare sott’acqua però non basta la bombola, ma serve anche un dispositivo che ti permetta di avere aria quando tu la richieda e alla stessa pressione in cui ti trovi. L’erogatore svolge proprio questa funzione: quando chiedi aria, te la fornisce, riducendo la pressione da quella nelle bombole (che è molto elevata) a quella ambientale. Oltre a fornire l’aria necessaria a respirare sott’acqua, il sistema erogatore possiede un manometro incorporato, che consente sempre di vedere quanta pressione e, quindi, quanta aria ci rimane nella bombola.

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3. Le attrezzature indispensabili per i sub
Un sub ha bisogno di un’attrezzatura completa che gli consenta di non avere freddo, di nuotare velocemente, di vedere bene il mondo sottomarino, di galleggiare alla quota che desidera e di poter “andare a fondo” senza tornare subito in superficie. Tutto questo è possibile grazie a muta, pinne, maschera, giubbotto equilibratore e zavorra.
Le mute sono delle tute realizzate con materiali particolari, in grado di limitare la dispersione termica. Hanno anche una funzione protettiva in quanto l’ambiente marino può ospitare rocce, pietre taglienti e coralli urticanti che, se vengono sfiorati inavvertitamente, potrebbero ferire o irritare.
Le pinne invece costituiscono la scarpa perfetta per potersi muovere con facilità in mare, perché vincono le resistenze date dal peso dell’acqua. La maschera ci permette di vedere bene sott’acqua ed è essenziale che includa il naso.
Inoltre, più si scende in profondità e più aumenta la pressione: per riuscire a mantenersi alla quota desiderata è necessario avere il giubbotto equilibratore, costituito da un sacco gonfiabile, da una imbragatura che lo collega al corpo e da un sistema per sorreggere la bombola. Infine, sempre per riuscire a scendere in profondità vincendo la pressione idrostatica che ci sovrasta, è necessario aumentare il proprio peso di qualche kilo indossando un sistema di zavorra, composto da una cintura alla quale vengono fissati dei piombi da 1 o 2 kg l’uno. La quantità di pesi varia per ognuno di noi e dipende da vari fattori, quali il peso corporeo, la muta che si indossa e la salinità dell’acqua.

Foto di Martina Franzini
4. Cosa vuol dire compensare ?
La compensazione dell’orecchio medio è una tecnica per bilanciare la pressione dell’orecchio medio a quella ambientale. Ti è mai capitato, nuotando al mare o al lago, di scendere un po’ in profondità e sentire un fastidioso dolore alle orecchie? La causa di tale fastidio è data dall’aumento della pressione con la profondità.
L’orecchio è diviso in tre parti: l’esterno, una semplice cavità aperta; il medio, una cavità gassosa separata dall’esterno dal timpano; l’interno, composto da tessuti solidi e liquidi. Con l’aumentare della pressione, il timpano si introflette e, se teso troppo, dà origine a quel fastidioso senso di compressione che, man mano che si scende, diventa sempre più doloroso, arrivando in certi casi anche alla rottura del timpano stesso.
Per nostra fortuna l’orecchio medio è collegato al palato tramite un piccolo condotto, la tuba uditiva o tromba di Eustachio. Con alcune tecniche particolari, dette per l’appunto “di compensazione”, possiamo mandare aria nell’orecchio medio dalla gola, per compensare la pressione esterna. Con questa azione di compensazione eguagliamo la pressione non solo nell’orecchio medio ma, grazie a dei condotti, anche in una serie di cavità gassose del cranio, i seni paranasali.

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La compensazione si può ottenere in vari modi: deglutendo, protendendo la mandibola in avanti, effettuando un movimento simile allo sbadiglio ma la maggior parte dei sub compensa tramite la “manovra di Valsalva”, che consiste nel chiudere il naso con le dita e soffiare delicatamente nello stesso. Mantenendo solo una leggera pressione udirai un suono nelle orecchie e poi proverai una sensazione di “rigonfiamento” all’orecchio interno: hai compensato! Fai attenzione perché se in discesa compensi uno solo dei due orecchi medi, proverai una sensazione di vertigine, dovuta alla differenza di pressione che si ripercuote sugli organi dell’equilibrio, posti nell’orecchio interno.
5. Comunicare sott’acqua è possibile: il linguaggio dei sub
Sott’acqua, non potendo utilizzare la voce come mezzo di comunicazione, siamo costretti a inventare sistemi diversi, per esempio possiamo scrivere. Questo è il motivo per cui i subacquei portano molto spesso con loro una lavagnetta subacquea dotata di gomma e matita con mina morbida. Il sistema funziona perfettamente, con il limite di non essere sufficientemente veloce per la trasmissione di segnali di pericolo o di emergenza. Per questo motivo i sub comunicano principalmente a gesti che, per essere immediatamente comprensibili, devono essere codificati. Per nostra fortuna questi gesti sono praticamente gli stessi in tutto il mondo e ci permettono di comunicare concetti semplici con subacquei di ogni paese. Puoi trovare nella tabella sottostante alcuni dei gesti più utilizzati nel linguaggio subacqueo.

Infografica tratta dal Manuale del Corso Open Water Diver di PSS
6. I pericoli dei sub
Fare subacquea è divertente ed emozionante, ma bisogna sempre stare attenti a quello che si fa e adottare particolari misure di sicurezza per evitare spiacevoli incidenti. Ogni volta che ci si immerge, si può andare incontro a due principali pericoli: la narcosi da gas inerte e i danni da decompressione.
La prima si verifica spesso nelle immersioni superiori a 30m di profondità in quanto, all’aumentare della pressione esterna, la pressione parziale dell’azoto disciolto nel sangue si innalza, aumentando sensibilmente la possibilità di legarsi all’ossigeno, formando così ossido di diazoto (N2O), un analgesico e anestetico noto anche come gas esilarante, provocando quindi un effetto tossico nell’organismo, conosciuto col nome di narcosi da azoto o ebbrezza da alti fondali. L’effetto di ottenebramento mentale, simile ai postumi di una sbornia, può condurre a gesti poco salubri per i subacquei. La narcosi produce una ridotta capacità di giudizio, dà luogo a limitate prestazioni neuromuscolari e, soprattutto, induce cambiamenti nel comportamento. Il Comandante Cousteau la definì “effetto Martini”, intendendo che il subacqueo si comporta come se avesse bevuto a stomaco vuoto circa 3 cocktail Martini. Accorgendosene è facile ridurre la probabilità di compiere azioni pericolose, basta infatti risalire di qualche metro e la narcosi si ridurrà fino a sparire.
Il secondo pericolo è una decompressione, ovvero una risalita in superficie troppo veloce che può causare seri problemi, come embolie sottocutanee o addirittura, nei casi più gravi, polmonari. Questo perché, se la decompressione avviene rapidamente, si può avere un rilascio troppo veloce di gas inerti (specialmente azoto) che potrebbero aggregarsi e formare delle bolle che, se crescono di volume, possono unirsi tra loro ed assumere una grandezza tale da bloccare l’afflusso di sangue in alcune parti del corpo, originando appunto delle embolie. Nel caso si sospetti che un subacqueo sia stato colpito da embolia è necessario che respiri ossigeno puro in superficie per almeno una o due ore. Per questo ogni centro immersione o gruppo di subacquei dispone sempre di un apposito kit di respirazione con ossigeno.
7. Il comportamento è importante
Immergersi in un ambiente acquatico ci dà modo di scoprire un mondo totalmente diverso da quello terrestre, abitato da una vastissima varietà di animali e piante che vanno sempre rispettati e protetti, evitando comportamenti che potrebbero danneggiarli. Non dimentichiamoci mai che siamo degli ospiti in questo ecosistema e perciò lo dobbiamo assolutamente rispettare. Una delle cose che spesso si è tentati di fare quando si vede una bella stella marina o una tartaruga è volerla rincorrere per accarezzare, ma non c’è cosa più sbagliata, perchè il contatto potrebbe causare problemi sia all’animale sia a noi.

Foto di Martina Franzini
A parte la raccolta di campioni a fini scientifici autorizzati, dal mondo sommerso è vietato portare con sè souvenirs: ogni cosa, anche piccola, che viene rimossa e portata via crea una falla nell’equilibrio dell’ecosistema acquatico. Le conchiglie vuote, ad esempio, devono essere lasciate dove sono perché possono ospitare i paguri, che cambiano continuamente casa per assecondare i loro ritmi di crescita. Inoltre, recidere un ramo di corallo da una barriera corallina o da una roccia può significare distruggere decine di anni di vita biologica. I coralli, infatti, crescono lentamente, anche pochi millimetri all’anno! Un altro comportamento assolutamente da evitare è quello di offrire del cibo a pesci e cetacei, perché si rischia di modificare le loro abitudini alimentari.
Un importante mito da sfatare infine è che gli squali siano animali pericolosi, aggressivi e che attaccano l’uomo. La maggior parte degli squali, infatti, è innocua per l’uomo e, solo se disturbati o provocati, possono attaccare per autodifesa. È bene quindi ammirarli stando fermi, senza fare scatti veloci, lasciando che siano loro piano piano ad avvicinarsi a noi e soprattutto evitare di dargli da mangiare, in quanto questo potrebbe deviare le loro abitudini e portare gli squali successivamente ad attaccare altri subacquei che non offrono loro del cibo.
8. L’importanza dei subacquei
Come subacquei, abbiamo la responsabilità di proteggere gli ecosistemi e la vita marina che incontriamo durante le nostre immersioni. La riduzione dell’inquinamento marino, la promozione della pesca sostenibile, la creazione di Aree Marine Protette e la sensibilizzazione sull’importanza della conservazione degli ecosistemi marini sono tutti temi che dovrebbero essere al centro delle nostre preoccupazioni e delle nostre azioni come subacquei impegnati nella tutela di questo ambiente. Sono molte le iniziative sviluppate in tutta Italia dalle varie associazioni e scuole di sub, come ad esempio la pulizia dei laghi e dei mari, la sensibilizzazione verso temi fondamentali come l’appropriato smaltimento dei rifiuti e i cambiamenti climatici. I subacquei inoltre possono partecipare a importanti spedizioni di ricerca scientifica e contribuire attivamente alla scoperta di nuove specie marine, permettendo ai ricercatori di avere numerosi dati sulla diffusione delle forme di vita che li interessano o su altre ancora da scoprire.

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9. I subacquei viaggiano sempre in coppia
Una delle cose fondamentali che i subacquei imparano da subito è che non ci si immerge mai da soli, ma sempre in coppia, perché ognuno deve essere la spalla dell’altro in caso di qualsiasi difficoltà. Ogni subacqueo infatti ha un doppio erogatore in modo tale che, se il proprio compagno dovesse finire la riserva d’aria, può utilizzare il suo erogatore di riserva e respirare dalla stessa bombola. È importante anche guardarsi le spalle a vicenda per soccorrersi in caso di necessità e per far fronte insieme a qualsiasi imprevisto. Il compagno con cui ci immergiamo deve essere pronto e preparato, ma anche deciso ed altruista. È indispensabile la conoscenza della reciproca attrezzatura, per poter eventualmente intervenire con sicurezza, senza peggiorare il problema, e senza perdere tempo prezioso. Condividere l’esperienza risulta non solo motivo di aggregazione, ma a volte proprio un’esigenza psicologica, sia in addestramento, che nelle immersioni ricreative o tecniche. Inoltre consente di suddividersi i compiti e migliorare la logistica dell’intera immersione.

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10. Immersioni da record
In subacquea, a differenza di molti altri sport, non ci sono delle vere e proprie competizioni ma questa disciplina non è esente da record mondiali. Ad oggi il titolo per l’immersione più profonda è detenuto dall’egiziano Ahmed Gabr, sceso a una profondità di 332,35 metri al largo di Dahab (Egitto), nel Mar Rosso. Gabr si è allenato per anni in preparazione all’impresa: l’immersione è durata 13 ore e 50 minuti, di cui 14 minuti sono stati impiegati dall’atleta per raggiungere il fondo, mentre tutto il resto del tempo è servito per completare la risalita e il processo di decompressione. In Italia invece il record è di 264,8 metri di profondità, conquistato da Luca Pedrali nel lago di Garda.
Parlando di record, non possiamo non menzionare la quota rosa di questo sport estremo, Claudia Serpieri, subacquea con ben tre primati: immersione più profonda femminile a 211 m di profondità, immersione più profonda femminile ad alta quota a 180 m di profondità, immersione più profonda femminile in un relitto a 129 m di profondità.
BIBLIOGRAFIA:
- Manuale del Corso Open Water Diver di PSS
- Manuale del Corso Advanced Open Water Diver di PSS
- https://it.wikipedia.org/wiki/Compensazione_(fisiologia)
- Bolle, La Mandragora Editrice, 2004
- https://www.divemania.it/post/la-conservazione-degli-ecosistemi-marini-e-la-protezione-della-vita-marina
- https://www.scubaportal.it/i-record-nella-subacquea/
- https://web.archive.org/web/20150119173451/http://www.wdhof.org/memberroster/memberroster4.shtml#S
Autrice: Martina Franzini
Martina ha 26 anni, vive in provincia di Mantova, è laureata in professioni sanitarie e lavora nel campo biomedicale, ma al tempo stesso è una subacquea con più di 50 immersioni alle spalle e con 4 brevetti. Ha da sempre avuto la passione per il mare e i suoi abitanti, ama viaggiare e spera di fare immersioni in ogni parte del mondo. Crede fortemente nella salvaguardia dell’ecosistema marino e pensa che se non agiamo subito rischiamo veramente di perdere moltissime specie meravigliose e uniche. Se fosse un animale marino sarebbe uno squalo, agile veloce, curioso e intelligente. Non è vero che è un animale cattivo, ma attacca chi considera una minaccia solamente per difendersi.