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Dalla teoria alla pratica, per rendere i futuri custodi del patrimonio naturalistico del Mediterraneo più sicuri della propria professionalità: il WCC è (anche) questo. Immergiamoci nella quarta settimana di Campus, attraverso le parole di chi lo ha vissuto in presa diretta.

Mi chiamo Elvira, sono una biologa marina e una subacquea esperta e, durante il mio corso di laurea, ho acquisito moltissime nozioni teoriche, studiando tutte le principali tecniche di campionamento, monitoraggio e gestione delle coste. Eppure, quando si tratta di mettere in pratica il mio lavoro, ancora non mi sento completamente preparata. 

Questa sensazione è comune a molti miei coetanei: la nostra università ci fornisce una formazione d’eccellenza, studiamo tutti duramente, ma a livello pratico la maggior parte di noi resta carente, perché le esercitazioni sul campo sono un costo molto alto per gli atenei e vengono sistematicamente messe da parte. 

A settembre, però, ho avuto la fortuna di partecipare al Worldrise Conservation Campus, un corso intensivo di 6 giorni dedicato al monitoraggio biologico e indirizzato a giovani studenti e neolaureati in discipline scientifiche. È stata un’esperienza straordinaria, che mi ha aiutata a trovare una direzione e a sentirmi più sicura della mia professionalità. 

Elvira durante la lezione di tecniche di monitoraggio del delfino costiero

Il campus in breve

Il campus si è svolto a Golfo Aranci, in Sardegna, un piccolo tratto di costa ricco di biodiversità e bellezza, una zona di Protezione Speciale (ZPS) e un Sito di Interesse Comunitario (SIC). 

Ho condiviso questa esperienza con un piccolo gruppo di ragazzi e ragazze: biologi, biotecnologi, naturalisti, tutte persone come me, con un profondo amore per il mare e una gran voglia di imparare e mettersi alla prova. 

Insieme a noi, due insegnanti d’eccezione: Ubaldo Pantaleo e Cristina Fiori, professionisti che hanno raggiunto il massimo livello d’istruzione nei rispettivi campi e che sorprendono per la dolcezza e la simpatia travolgente. 

Monitoraggio costiero

Ubaldo è un esperto in tecniche di monitoraggio marino-costiero e cartografia subacquea, con un Dottorato di Ricerca; ha fondato UBICA, un’azienda che si occupa di realizzare studi, rilievi e monitoraggi di tipo ambientale, biologico ed ecologico, e per Worldrise è Responsabile Educazione All’Oceano e Formazione.

Insieme a lui abbiamo affrontato le principali tecniche di studio dei fondali: dalla fotogrammetria alla misurazione della densità della Posidonia oceanica, dalla georeferenziazione della costa al metodo CARLIT. Tutte tecniche che avevo già studiato all’università ma che, fino ad ora, non avevo mai avuto l’occasione di mettere in pratica. 

Abbiamo trascorso gran parte delle giornate in acqua, acquisendo familiarità con la strumentazione, imparando a guidare un drone e uno scooter subacqueo e ad usare correttamente un GPS. 

Parallelamente all’attività di raccolta dati, sotto la guida di Ubaldo abbiamo affrontato un’altra grande sfida: GIS, un sistema informatico tanto utile quanto complesso. I programmi GIS (Geographic Information System o sistema informativo geografico) sono uno strumento fondamentale per lo studio delle coste: servono ad analizzare i dati raccolti, collegando ciascun elemento ad una posizione spaziale, in modo da ottenere la mappa di un’area e poterne studiare le caratteristiche.

Non sono mai stata una grande amante dell’informatica e, prima di allora, non avevo mai usato questo programma. Con incredibile pazienza, però, Ubaldo ci ha guidati alla scoperta di sistemi di riferimento, funzioni, raffigurazione dei dati e, alla fine, siamo tutti riusciti, sfruttando GIS, ad analizzare le informazioni raccolte, rappresentandole in un sistema georeferenziato. 

In pratica abbiamo strutturato un piano di monitoraggio in miniatura, dalla progettazione dell’attività fino alla rielaborazione dei dati. 

Elvira che si appresta all’esercitazione in mare

Monitoraggio delfini

Cristina, invece, è biologa marina e Dottorata in Scienze del Mare, esperta di cetacei e project manager del progetto di Worldrise “Il Golfo dei delfini, che si sviluppa proprio in Sardegna. Insieme a lei ci siamo focalizzati sulla biologia e sulla conservazione dei delfini, applicando le tecniche di fotoidentificazione durante l’escursione in barca. 

La zona di Golfo Aranci, infatti, è abitualmente frequentata da delfini della specie tursiope e, nel rispetto della natura selvatica degli animali, è possibile osservarli senza disturbarli, seguendo alcune semplici regole per un avvistamento responsabile

Il nostro gruppo è stato molto fortunato e questa è stata, per me, l’esperienza più emozionante del campus e una delle più belle della mia vita: un piccolo triangolino grigio che spunta dall’acqua e mi si sono riempiti gli occhi di lacrime, seguito poi, nel giro di minuti, da altri esemplari. Ogni pinna che spuntava mi faceva scoppiare il cuore: i delfini risalivano per respirare, mostrando la schiena, e poi si immergevano nuovamente, scomparendo alla nostra vista e lasciandoci con il fiato sospeso, a scrutare l’orizzonte per capire dove sarebbero riemersi. Metà di noi era pronta con la fotocamera per catturare le pinne e scattare le foto necessarie a riconoscere successivamente i vari individui, l’altra metà registrava attentamente i dati del GPS. 

Cristina ci è stata vicina in questa esperienza, emozionandosi insieme a noi ma ricordandoci sempre di non trascurare la raccolta dati.  

Foto di Placido Benzi

In memoria di Riccardo Cattaneo

La settimana di campus dal 13 al 18 settembre è stata ancora più speciale, poichè dedicata alla memoria di uno dei padri della biologia marina, il professor Riccardo Cattaneo-Vietti, scomparso prematuramente alcuni mesi fa. 

A celebrare la sua vita e la sua ricerca si sono uniti Mariasole Bianco, presidente di Worldrise, il professor Giorgio Bavestrello e Martina Canessa, che hanno lavorato a stretto contatto con Riccardo Cattaneo proprio sull’Area Marina Protetta di Tavolara-Punta Coda Cavallo. Abbiamo dedicato il pomeriggio alla storia della biologia marina in Italia e il professor Bavestrello ha tenuto una lezione ispiratrice: ci ha mostrato alcuni esperimenti ingegnosi per studiare il nostro mare prima dell’avvento delle moderne attrezzature e tecnologie, ricordandoci come sia importante la creatività nella ricerca. 

Il gruppo della quarta settimana, insieme a Mariasole Bianco, Ubaldo Pantaleo, Martina Canessa e prof. Giorgio Bavestrello

Entrare nella Triblù

Al termine di questa intensa settimana è arrivata la consegna degli attestati di partecipazione e, tra lacrime e sorrisi, siamo ufficialmente entrati a far parte della Triblù di Worldrise. 

In pochi giorni ci è stata fornita una “cassetta degli attrezzi” fondamentale per poter impostare piani di monitoraggio e analizzare i dati raccolti, regalandoci maggiore sicurezza nelle nostre conoscenze e un’idea più chiara di quello che vorremo fare in futuro. 

Insieme alle mie nuove competenze, porto con me l’emozione per questo percorso: le risate, la condivisione, i balli sfrenati sulla spiaggia di notte, i meravigliosi cibi di questa terra, le mie amate seadas! 

Ho il cuore gonfio di gratitudine per questa esperienza e non posso far altro che ringraziare i miei insegnanti, i miei compagni e, soprattutto, Worldrise per avermi regalato questa fantastica occasione per crescere. 

Elvira insieme a Cristina e Ubaldo durante la consegna degli attestati di partecipazione

Autrice: Elvira Antonucci

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