Scopriamo "Life Lagoon Refresh", un interessante progetto per ripristinare e mantenere il gradiente salino degli habitat naturali della Laguna Costiera di Venezia.
A causa della progressiva degradazione di molti ambienti naturali o semi-naturali, negli ultimi decenni si stanno rendendo sempre più necessari degli interventi di ripristino ambientale, volti a recuperare almeno in parte la funzionalità di questi ecosistemi e i servizi da loro offerti anche alle comunità umane.
Tra i progetti di questo tipo avviati in Italia, uno dei più interessanti è “Life Lagoon Refresh”, iniziativa pluriennale portata avanti da ISPRA, Università Ca’ Foscari (Venezia), Direzione Ambiente della Regione Veneto e altri partner.
Il progetto si è svolto sotto la guida della Project Leader Rossella Boscolo Brusà e del Project Manager Andrea Bonometto, e si è protratto nella sua fase operativa da settembre 2017 a luglio 2022. Ora Life Lagoon Refresh è entrato nella fase di “After LIFE”, durante la quale verranno monitorati e mantenuti i risultati raggiunti. Ma cosa è stato fatto nello specifico in questi cinque anni di ripristino ambientale?

Il logo del progetto
OBIETTIVI DEL PROGETTO
Il focus di Life Lagoon Refresh è stato ed è, come suggerisce il nome stesso, quello di ripristinare e mantenere un gradiente salino adeguato agli habitat naturali della Laguna Costiera, immettendo acqua dolce da un corso d’acqua limitrofo; nel caso specifico, il sito degli interventi è una porzione di 1900 ettari della Laguna di Venezia Settentrionale, alla quale è stato collegato il fiume Sile tramite opere idrauliche.
Già tra 1500 e 1800 e, ulteriormente, nel corso del 1900, sono stati deviati vari fiumi che prima sfociavano in Laguna di Venezia, portando a una sempre maggiore salinità delle acque di transizione tra il mare e gli habitat terrestri.
Ripristinare il gradiente salino, portando le acque più vicine alla costa a salinità minori, serve proprio a facilitare l’espansione di habitat ormai molto ridotti in Laguna, in particolar modo il canneto, le praterie di fanerogame marine e le barene naturali. Questi habitat sono cruciali per i loro servizi ecosistemici: riducono l’erosione della costa, favoriscono la sedimentazione, migliorano l’ossigenazione delle acque e assorbono nutrienti che, se sparsi in grande quantità in laguna, portano all’eutrofizzazione delle acque. Inoltre, favoriscono il ritorno e aumento di specie animali (ittiche, ornitiche…) di interesse conservazionistico, ecoturistico ma anche commerciale.
Fondamentale per la buona riuscita del progetto è stato infatti anche il coinvolgimento degli stakeholders, ossia dei “portatori di interesse” della Laguna, in primis i pescatori, i cacciatori e altri lavoratori.
I MONITORAGGI
Il progetto ha previsto una fase iniziale di monitoraggio (ante operam) iniziata a novembre 2017 e terminata tra ottobre e dicembre 2018; sono stati svolti rilievi sia sulle componenti abiotiche che su quelle biotiche, per individuare lo stato di partenza dell’ambiente, che si è rivelato generalmente mediocre, se non per la fauna ittica, mediamente buona.
All’inizio del progetto, la salinità dell’area era alta, prossima a 30 psu, e il gradiente di salinità tra diverse stazioni era poco marcato. In prossimità dell’immissione naturale di acqua dolce, l’abbondanza di insetti Chironomidi allo stadio larvale e la maggior presenza di macroalghe verdi rispetto ad altre stazioni suggeriva possibili crisi anossiche avvenute di recente in quel sito.
Mediamente, nelle varie stazioni dominavano le alghe rosse su quelle verdi e vi era una generale diffusione della fanerogama Ruppia cirrhosa. Nelle barene sono state riscontrate, tra le altre, associazioni di piante dei generi Sarcocornia, Salicornia e Juncus, mentre nei canneti la specie dominante era Phragmites australis, la “cannuccia di palude”.
Per quanto riguarda le specie ittiche, ante operam sono stati riscontrati soprattutto latterini e ghiozzi; la fauna ornitica di interesse conservazionistico rilevata nell’area era costituita da martin pescatori, falchi di palude, aironi rossi e marangoni minori, dei quali il progetto mira ad aumentare la presenza.
OPERE IDRAULICHE E MORFOLOGICHE
A inizio estate 2019 sono iniziati i lavori per le opere idrauliche e morfologiche, che sarebbero dovuti terminare entro il 2019; vi sono stati dei ritardi a causa dell’acqua granda di novembre 2019, l‘evento straordinario di acqua alta che ha sommerso Venezia, e a causa dello scoppio della pandemia di Covid a inizio 2020. I lavori, terminati nella primavera del 2020, hanno comportato principalmente la realizzazione di un canale che porta le acque del Sile in laguna, con annessi due tubi con all’interno dei misuratori della portata di acqua dolce in laguna.
Gli interventi morfologici sono stati invece ultimati nel 2021 e hanno previsto la posa di pali e sacconi biodegradabili, finalizzati a limitare la dispersione di acqua dolce, ma anche a creare variabilità altimetrica nell’area di basso fondale, per favorire l’espansione del canneto.
INTERVENTI PER MIGLIORARE L’HABITAT
Negli ultimi decenni, soprattutto in Laguna settentrionale, si è verificata un’importante riduzione delle fanerogame acquatiche e del canneto, principalmente a causa della sempre maggiore salinità delle acque lagunari e dello sversamento di composti azotati e fosfati portati dai fiumi in laguna, rendendo necessari interventi di ripristino ambientale.
All’interno del progetto Life Lagoon Refresh, è stato eseguito il trapianto di zolle di canneto e di piante acquatiche sommerse: sono state trapiantate numerose piccole zolle in un’ampia area, per un totale di circa 2500 zolle di canneto e circa 1700 zolle di fanerogame sommerse delle specie Zostera noltei e Zostera marina.
Il trapianto è stato svolto manualmente, soprattutto da alcuni esperti e selezionati pescatori e fruitori della Laguna di Venezia, previa formazione da parte di docenti dell’Università Ca’ Foscari. Le zolle di canneto sono state piantate in aree a salinità inferiore al 12 o massimo al 15 per mille, poiché necessitano di questo range per attecchire.

Zostera marina – Foto via Canva
A SEGUITO DEGLI INTERVENTI
In seguito, è stata portata avanti l’attività di monitoraggio per verificare la portata delle acque dolci, tramite sonde in continuo che la monitorano in tempo reale; viene costantemente misurata anche la riduzione di salinità nell’area di progetto, tramite tre sonde che monitorano la salinità ogni dieci minuti, 24 ore al giorno, in tre diverse stazioni.
Parte fondamentale del progetto è verificare come risponde l’ambiente agli interventi: per fare ciò, è fondamentale testare la variazione nella qualità dell’acqua e del sedimento, la risposta della vegetazione barenale e delle piante acquatiche alla variazione di salinità e la risposta dell’avifauna, della fauna ittica e di quella bentonica (ossia delle specie che vivono sul fondale).
La zona della Laguna di Venezia dove sono stati svolti gli interventi fa parte di una ZPS (Zona a Protezione Speciale), già vocata alla protezione dell’avifauna; dunque, uno dei focus del progetto è quello di verificare se le modifiche effettuate porteranno a una maggiore numerosità di individui e abbondanza di specie, soprattutto ornitiche.
Nel prossimo articolo riguardante questo progetto, vedremo nel dettaglio altri aspetti di Life Lagoon Refresh e scopriremo come l’ambiente ha risposto, a breve termine, agli interventi effettuati.
BIBLIOGRAFIA E APPROFONDIMENTI
Autrice: Giulia Grigoletti
Giulia frequenta la laurea magistrale in Biodiversità ed Evoluzione presso l’Università di Bologna. Da sempre appassionata di animali e piante, cerca di divulgare le bellezze della natura e di sensibilizzare su temi come la sostenibilità ambientale e il rispetto verso tutti gli abitanti del nostro pianeta. Se fosse un animale marino sarebbe una manta gigante, perché è affascinata dalle sue caratteristiche e dalle sue movenze e le trasmette un senso di libertà.