Esistono delle aree tra terra e mare fondamentali per la vita di molte specie animali e vegetali: sono le zone umide. Con un nuovo articolo, Worldrise ti porta a scoprire questi ambienti particolari.
Cosa sono le zone umide?
Laghi, stagni, lagune, paludi, acquitrini, fontanili, risorgive e torbiere: una varietà di habitat naturali riuniti sotto la definizione di “zone umide”.
L’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) è l’istituzione che, attraverso la Convenzione di Ramsar, più si è impegnata nel far conoscere questi ambienti, dando anche una definizione ben precisa di zona umida: “le zone umide sono aree di prati umidi, paludi, torbiere o aree inondate, sia naturali che artificiali, permanenti o temporanee, con acque ferme o in movimento, sia dolci che salmastre, comprese le aree di acqua di mare la profondità delle quali a marea bassa non superi i 6 metri”.
Si tratta di aree temporaneamente o perennemente allagate, che possono essere di origine naturale o artificiale. Esse hanno un’elevata importanza per la biodiversità, marina e terrestre, dato che sostengono moltissime specie vegetali e animali, tra cui pesci e uccelli, ma anche insetti e anfibi. Le specie che frequentano queste aree sono infatti molto varie: ci sono sia organismi acquatici specializzati sia organismi adattabili a molteplici condizioni ambientali.
Non è facile classificare le varie zone umide e dare loro una definizione ben precisa e univoca, poiché le loro funzioni ecologiche sono estremamente variabili. La variazione principale riguarda i periodi di inondazione, che cambiano in base alle condizioni atmosferiche e alla stagione.
Importanza delle zone umide
Le zone umide sono estremamente importanti per la conservazione della biodiversità, ma hanno anche un ruolo centrale nel funzionamento degli ecosistemi con i quali entrano in contatto. Inoltre, si tratta di habitat chiave per attività umane come la pesca, l’uso di acqua potabile, l’irrigazione e la conservazione delle coste, che dipendono da queste aree.
Le zone umide erogano vari servizi ecosistemici e i motivi dell’importanza di questi habitat sono biologici, idrogeologici, biogeochimici, produttivi, culturali ed educativi.
In queste aree vivono animali e vegetali che tollerano ampie variazioni di temperatura e salinità. In alcuni casi si tratta di specie capaci di sopportare questi cambiamenti che avvengono anche in maniera repentina. Tra gli animali troviamo sicuramente i cefali, le orate, le anguille e le spigole, ma sono presenti anche i mitili, come le cozze. Tra le alghe va annoverata Ulva spp., un genere di alga verde presente con diverse specie.
Le zone umide italiane e i fattori che le minacciano
La Convenzione di Ramsar, firmata il 2 febbraio 1971, ha permesso di identificare le più importanti aree umide mondiali, caratterizzate da ecosistemi ad altissima biodiversità.
In Italia sono 57 le zone umide che rientrano nei siti della Convenzione di Ramsar.
Tra tutti gli ecosistemi italiani, le aree umide e gli ambienti costieri sono quelli con la maggiore presenza di habitat in forte regressione. La riduzione degli ambienti acquatici in Italia (ma anche in tutte le nazioni che affacciano sul mar Mediterraneo) è iniziata già nell’antichità: all’epoca dei Romani, per esempio, in Italia esistevano almeno 3 milioni di ettari di zone umide, che sono state ridotte a poco più di un milione di ettari all’inizio del XX secolo.
Un’altra grandissima riduzione è stata causata dalle imponenti opere di bonifica avvenute nei primi anni del 1900, che hanno trasformato le paludi in ampie zone agricole, distruggendo le aree tampone costituite da bordi, rive e lanche e rendendo i margini tutti uguali, andando a limitare in questo modo quella complessità che favorisce la biodiversità.
Altre minacce sono la distruzione della fascia costiera dunale che protegge gli ecosistemi umidi e la pressione antropica e turistica. Inoltre, la caccia e la presenza e diffusione di specie vegetali e animali alloctone, provenienti da altri zone, mettono a repentaglio la biodiversità locale.
Anche i singoli cittadini possono fare la differenza per tutelare questi ambienti tra terra e mare, diventando fruitorƏ consapevoli di ecosistemi tanto delicati quanto importanti, evitando le aree vietate al pubblico e non disturbando le specie animali presenti, soprattutto durante i periodi di accoppiamento e nidificazione.
Bibliografia:
- https://www.wwf.it/cosa-facciamo/fiumi-zone-umide/zone-umide/
- Gioiosa M. e Rizzi V., 2019. Manuale di buone pratiche per la manutenzione, la riqualificazione e il ripristino delle zone umide e degli habitat costieri – Progetto Life+ 2009 NAT/IT/000150 Zone Umide Sipontine – Centro Studi Naturalistici Onlus – ISBN 978-88-96938-05-8
Autrice: Francesca Trenta
Francesca è laureata in Tutela e benessere animale e in Biologia marina. Dal 2016 si occupa di ricerche sulla fauna selvatica e di divulgazione scientifica. Se fosse un animale sarebbe una berta, sempre pronta a sfruttare il vento di nuove avventure.