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La selezione naturale ha sviluppato alcune tecniche sorprendenti per aiutare gli animali a difendersi. Tra queste, ce n’è una che è risultata un espediente evolutivo piuttosto vincente: il mimetismo!

Negli ecosistemi del nostro Pianeta vivono migliaia di organismi diversi che, potenzialmente, possono essere sia prede, sia predatori. Ognuno di essi, a seconda delle sue caratteristiche evolutive, ha adottato nel corso del tempo strategie differenti per sopravvivere e portare avanti il proprio patrimonio genetico.

La selezione naturale, infatti, ha sviluppato alcune tecniche sorprendenti per aiutare gli animali a difendersi. Tra queste, ce n’è una che è risultata un espediente evolutivo piuttosto vincente: il mimetismo! In alcuni casi, infatti, se in presenza di un predatore, gli animali cercano di non farsi notare, mimetizzandosi con l’ambiente circostante ed evitando di essere attaccati. 

Worldrise vi porta alla scoperta di alcune tecniche di mimetismo adottate nel mondo animale marino: aguzzate la vista e non fatevele sfuggire! 

Vi avevamo già parlato del re del mimetismo, il cavalluccio marino – clicca sull’immagine per leggere 10 curiosità su questa insolita creatura

Tecniche diverse per uno stesso obiettivo

A seconda della specie e delle sue caratteristiche biologiche naturali viene messa in atto una tipologia diversa di mimetismo.                                

Il camaleonte è conosciuto per la sua grande abilità a nascondersi e, nel suo caso, quello che viene messo in atto è il mimetismo criptico: l’animale ha o riesce ad assumere colori o forme simili all’ambiente in cui vive e, rimanendo immobile, è in grado di non farsi notare da un possibile predatore. Questo adattamento evolutivo per la sopravvivenza è comune sia ad animali terrestri sia acquatici: in ambiente marino, per esempio, molte specie pelagiche, cioè gli organismi che vivono in mare aperto, ricorrono spesso a questo escamotage

Un caso particolare di criptismo è la cosiddetta “contrombreggiatura” assunta dallo squalo bianco (Carcharodon carcharias): questa specie, che rappresenta il più grande pesce predatore esistente sul Pianeta, è caratterizzata infatti da una colorazione doppia con il lato dorsale del corpo azzurro e quello ventrale di tonalità bianco-argentea. In questo modo, una preda che si trova più in alto nella colonna d’acqua guarderà il predatore dall’alto e lo confonderà con l’ambiente circostante, mentre, se osservato dal basso, lo squalo potrà essere confuso con la luce che arriva dalla superficie e, di conseguenza, passerà inosservato ai suoi futuri pasti. 

Squalo bianco (Carcharodon carcharias) – foto via biopills.net

Molti animali del tutto innocui, invece, quando devono svolgere le proprie attività quotidiane di nutrimento, riproduzione o semplice spostamento, si trovano completamente esposti ai loro predatori. Per far fronte a questa problematica, l’evoluzione ha elaborato una soluzione, nota come mimetismo batesiano. In questo caso, i colori e/o le forme della specie che non sarebbero in grado di difendersi dall’attacco di un predatore sono del tutto simili a quelle di un animale velenoso, arrivando ad imitarne colorazione e, addirittura, comportamento. 

L’innocuo pesce lima (Paraluteres prionurus), ad esempio, ha forma e livrea molto simili a quelle del velenoso pesce cofano sellato (Canthigaster valentini), un pesce osseo appartenente alla famiglia dei tetraodontidi, meglio conosciuti come pesci palla. In caso di attacco o pericolo, il pesce cofano sellato emette, infatti, un muco altamente tossico, sia per l’uomo sia per gli altri animali, che ne evitano la predazione. Grazie alla somiglianza tra le due specie, anche il pesce lima, pur non essendo in realtà velenoso, evita di essere preda di molti animali che, nel dubbio, per salvaguardarsi non lo attaccano.

Pesci lima (Paraluteres prionurus) – via Wikipedia


Pesce cofano sellato (Canthigaster valentini) – via Wikipedia

“Uomo avvisato, mezzo salvato”

Il proverbiale detto “uomo avvisato, mezzo salvato” si adatta anche al mondo animale: molti organismi tossici, velenosi o non appetibili, tendono a far notare la propria pericolosità ai possibili predatori, assumendo colorazioni specifiche di avvertimento, chiamate colorazioni aposematiche. Questo tipo di mimetismo, definito mülleriano, fa sì che alcuni colori in particolare fungano da monito per gli altri animali, come nel caso del giallo, del rosso, dell’arancio e, in pochi casi, dell’azzurro. 

Per esempio, il polpo dagli anelli blu (Hapalochlaena lunulata), oltre ad avere una livrea mimetica che, grazie alla presenza dei cromatofori, riesce ad assumere un colore simile all’ambiente in cui l’animale si trova, è dotato anche di caratteristici cerchi azzurro-bluastri sparsi su tutto il corpo, che svolgono la funzione di avvertimento nei confronti degli altri organismi marini, segnalando che non è una buona idea attaccarlo. Il veleno di questo polpo, infatti, composto da varie neurotossine, è molto potente e spesso letale. Se il segnale verrà interpretato correttamente, gli altri animali cercheranno di stargli alla larga e il temibile polpo potrà continuare a condurre la sua vita indisturbato. 

Polpo dagli anelli blu (Hapalochlaena lunulata) – via Wikipedia

In altri casi ancora, gli organismi marini possono presentare delle macchie tondeggianti nella parte posteriore del corpo, come succede nella famiglia dei pesci farfalla (Chaetodontidae). Questa macchia caratteristica prende il nome di falso occhio e fa sì che il predatore, confuso dalla presenza di un “occhio” aggiuntivo, non riesca a prevedere la direzione in cui fuggirà la sua preda che, inoltre, gli darà l’impressione di avere delle dimensioni maggiori. 

Dal mimetismo criptico a quello mulleriano, passando per gli adattamenti cromatici intelligenti del mimetismo batesiano: ancora una volta la natura ci sorprende con i suo colori, forme e strategie e noi possiamo solo che ammirarla, tentare di imitarla e proteggerla!

Bibliografia:
Autrice: Antonia Chiaino

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