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Il racconto in prima persona di una giovane biologa marina di un’esperienza sul campo svolta a Madeira, in Portogallo, per apprendere le tecniche di monitoraggio e studio dei cetacei.

Mi chiamo Francesca, sono una biologa marina, e un anno fa ho fatto le valigie per affrontare sei mesi su un’isola subtropicale nel bel mezzo dell’Oceano Atlantico: Madeira, in Portogallo. Lì ho avuto l’occasione di svolgere sul campo la professione per cui ho studiato, dedicandomi all’avvistamento e al monitoraggio dei cetacei.

Durante questo mio periodo all’estero mi sono potuta cimentare nelle pratiche di whale watching sostenibile, mettendo a confronto questa esperienza con quella già vissuta in Liguria, dove mi ero avvicinata a questo tipo di turismo naturalistico, scoprendone regole e storia, oltre a utili consigli per un avvistamento responsabile dei cetacei marini. 

Gruppo di ricerca cetacei – foto di Francesca Scala

Il Whale Watching a Madeira

L’attività di whale watching consiste nell’osservazione dei cetacei nel loro habitat naturale e, come servizio di ecoturismo, implica il rispetto e la conservazione degli animali e degli habitat, minimizzando gli impatti e il disturbo della specie.

A Madeira, l’avvistamento dei cetacei viene svolto da diverse compagnie turistiche, concentrate maggiormente nella capitale dell’isola, Funchal, e in diverse modalità: tramite catamarano oppure con gommoni, più veloci e dinamici.

I tour hanno una durata di circa due ore e mezza, vengono svolti di mattina, di pomeriggio e al tramonto, a partire dal briefing introduttivo educativo da parte dei biologi marini di bordo, che spiegano le regole di sicurezza da rispettare sulle imbarcazioni, per poi concentrarsi sulle caratteristiche delle specie che sarà probabile incontrare. Vi è un’altissima percentuale di avvistamento ad ogni uscita effettuata in mare, quasi del 90%, ma non dimentichiamo che ci troviamo in mare aperto e che la natura è selvaggia e ci regala quello che può! 

Oltre al personale di bordo, composto dal capitano, i marinai e il biologo marino, che fornisce ai turisti le informazioni utili per l’identificazione delle specie marine, i tour contano anche sul supporto degli osservatori da terra, per aumentare le possibilità di avvistare più specie per viaggio. 

Madeira – foto di Colin Watts via Unsplash

Ogni viaggio è diverso ed emozionante

Le acque dell’isola di Madeira sono molto ricche di cetacei: gli avvistamenti contano 28 specie confermate, circa il 35% di tutte le specie di cetacei nel mondo. Le specie di cetacei che possono essere avvistate in tutti i mesi dell’anno a Madeira sono sia balene che delfini (in maggiore quantità).

Le specie che vengono maggiormente avvistate tra gli odontoceti sono: il tursiope (Tursiops truncatus), il globicefalo (Globicephala macrorhynchus), la stenella striata (Stenella coeruleoalba), il capodoglio (Physeter macrocephalus), il delfino comune (Delphinus delphis), la stenella maculata (Stenella frontalis) e lo zifio (Mesoplodon densirostris). Raramente vengono avvistati grampi (Grampus griseus) e steni (Steno bredanensis)

Zifi – foto di Francesca Scala

Articoli scientifici confermano che nei dintorni dell’isola si siano stanziate famiglie residenti di tursiopi (stessa specie presente in Mediterraneo) e globicefali (Globicephala macrorhynchus). Quest’ultima è una specie non presente nel Mar Mediterraneo, poiché si tratta del globicefalo dalle pinne pettorali corte e non lunghe, di cui è dotato invece Globicephala melas, residente nel Mare nostrum. Tursiopi e globicefali vengono avvistati ad ogni escursione, confermando il fatto di trovare sempre gli stessi individui grazie alla foto-identificazione, una delle tecniche di mark-recapture non invasivo utilizzabili per effettuare il censimento di popolazioni animali nel loro habitat naturale. Nel caso dei cetacei, la porzione fotografata è la pinna caudale, la parte del corpo che più facilmente emerge dall’acqua e anche il punto in cui si concentra la maggior parte delle lesioni riportate dall’animale, rendendo ogni esemplare distinguibile dagli altri. 

Globicefalo a pinne lunghe (in alto) e a pinne corte (in basso) – illustrazione di P. Folkens per “Pilot Whales: Globicephala melas and G. macrorhynchus” di P.A. Olson

Tra i misticeti invece si avvistano spesso tre specie di balenottere: la balenottera di Bryde (Balaenoptera edeni),  la balenottera azzurra (Balaenoptera borealis) e la balenottera comune (Balaenoptera physalus).

Alcune di queste specie, come per esempio Mesoplodon densirostris, Stenella frontalis, Balaenoptera edeni e Balaenoptera borealis, non sono presenti nel Mar Mediterraneo, quindi avere avuto la fortuna di avvistarle nell’Oceano Atlantico è stato ancora più emozionante. Aggiungendo a questa lista anche una specie particolarissima avvistata durante questo periodo di esperienza: la pseudorca (Pseudorca crassidens).

Incontro con pseudorche al tramonto presso Madeira, foto Rita Ferreira, biologa marina con cui Francesca ha collaborato durante l’esperienza

La storia del Whale Watching a Madeira

In quest’area, l’osservazione dei cetacei come attività ricreativa è iniziata principalmente dopo la fine della caccia alle balene: durante i 40 anni in cui questa attività era permessa, ovvero dal 1941 al 1981, nelle acque di Madeira sono stati uccisi circa 6000 cetacei, una media di 150 esemplari all’anno. Negli anni ’70, però, la crescita delle organizzazioni per la protezione delle balene e il conseguente divieto dei prodotti derivanti da questa attività da parte di alcuni dei paesi in cui Madeira esportava, come Stati Uniti, Regno Unito e Francia, ha portato lentamente alla fine volontaria della caccia alle balene anche in Portogallo. Da questo momento in poi anche per le barche che effettuavano battute di pesca costiera o d’altur sono aumentate le possibilità di osservare balene o delfini, spianando la strada alle attività turistiche di avvistamento cetacei. Nel 2004, infatti, sono nate le prime aziende dedicate, che promuovono e gestiscono viaggi in mare focalizzati sull’osservazione dei cetacei. Da allora la crescita del whale watching è aumentata, con una media di una nuova barca operativa all’anno.

Delfini comuni – foto di Francesca Scala

La riserva naturale delle Isole Desertas

Nell’arcipelago di Madeira rientrano anche le Isole Desertas: tre isole secondarie, Deserta Grande, Ilhéu Chão e Bugio, che si trovano a 21 miglia nautiche dal porto di Funchal. Nel 1990 le Isole Desertas sono diventate una Riserva Naturale, comprendendo le isole stesse e il mare circostante fino a una profondità di 100 metri.

La riserva è divisa in due zone protette, delle quali la metà meridionale di Deserta Grande e Bugio è severamente vietata alla visita anche in barca, in modo da tutelare la biodiversità e l’ecosistema marino. Su Deserta Grande è presente inoltre una stazione di ricerca permanente, che appartiene al Parco Naturale di Madeira. Tra i biologi marini queste isole sono ben note per la presenza di una piccolissima colonia di foche monache, motivo principale per cui le Desertas sono diventate una riserva naturale. Dal 1998 ad oggi, la popolazione è aumentata lentamente, passando da 8 esemplari ai più di 20 attualmente avvistati, a dimostrazione del buon funzionamento di quest’area di tutela.

Foca monaca alle Isole Desertas – foto di Visao Verde

Ma tornando al nostro Mar Mediterraneo…

Un esempio di turismo sostenibile nel Mar Mediterraneo è quello che viene svolto a Golfo Aranci, in Sardegna, dove Worldrise porta avanti dal 2014 il progetto di ecoturismo il Golfo dei Delfini

L’area, infatti, ospita una popolazione di delfino costiero tursiope, che nel Golfo trova riparo e nutrimento, anche grazie alla presenza di un impianto di acquacoltura ittica di orate e branzini, che funziona da attrattore per la specie. Con Il progetto “Il Golfo dei Delfini”, gli operatori turistici impegnati nell’attività di dolphin watching vengono coinvolti dalla Onlus in corsi formativi che puntano a favorire lo sviluppo di un turismo più sostenibile. Il risultato è un’offerta turistica educativa che pone le basi per la creazione di nuove attività ricreative e la destagionalizzazione della domanda turistica. Nel progetto vengono coinvolti anche giovani studenti e laureandi in discipline scientifiche, selezionati per svolgere a Golfo Aranci la propria tesi di laurea.

In questo modo, la specie è monitorata, tutelata e valorizzata, e le attività turistiche diventano volano di uno sviluppo sostenibile, che si muove di pari passo con la ricerca e la divulgazione scientifica

Studenti a Golfo Aranci impegnati nell’avvistamento sostenibile dei tursiopi

Bibliografia
Autrice: Francesca Scala

Francesca è laureata in biologia ed ecologia marina a Genova e attualmente lavora come professoressa di scienze, per trasmettere l’amore per il mare alle nuove generazioni. Se fosse un animale marino sarebbe una stenella, vivace ed esuberante ma sempre attaccata a casa, alla famiglia (al proprio gruppo) e alle proprie radici.

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