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Quali sono le risposte degli organismi marini ai cambiamenti climatici e le difficoltà che incontrano nell’adattarsi ad un Pianeta che cambia? Scopriamolo immergendoci tra praterie di Posidonia oceanica e banchi di pesci.

Parlare di cambiamento climatico è ormai all’ordine del giorno: il livello di anidride carbonica nell’atmosfera e le temperature aumentano, i fenomeni meteorologici estremi sono sempre più frequenti e il clima sta cambiando molto velocemente, dalle zone polari a quelle tropicali. Se da un lato è vero che ci stiamo impegnando per ridurre i danni e migliorare la salute del nostro pianeta, dall’altro lo stiamo facendo davvero molto lentamente. Per questo motivo, la nostra terra e i suoi organismi si stanno adattando autonomamente al cambiamento, modificando non solo i loro habitat ma anche le loro dimensioni. In che modo?

Foto via Canva

Posidonia oceanica bonsai

Tra tutti gli organismi marini, la Posidonia oceanica dà sicuramente prova di un’incredibile resilienza e plasticità ecologica.

Conosciuta come la più famosa pianta endemica del Mediterraneo, forma gigantesche praterie su fondali sabbiosi, chiamate posidonieti, estremamente riconoscibili per la grandezza delle foglie: esse possono infatti raggiungere la lunghezza di 1 metro.  Le foglie di questa pianta sono davvero speciali: non sono solo la casa di molti organismi marini, ma riescono anche a stoccare grandi quantità di CO2 che recuperano dall’acqua, utilizzandola per la fotosintesi clorofilliana e rilasciando di conseguenza ossigeno. 

Posidonia oceanica – foto via Canva

Un recente studio ha dimostrato, però, come le foglie di questa pianta si siano adattate ad un mare “diverso”, riducendo la loro dimensione. L’osservazione è stata fatta nel mare di Panarea, in cui sono presenti intense emissioni di CO2 e idrogeno solforato (H2S), chiamate vents, dei veri e propri sistemi idrotermali di natura vulcanica. In questi ecosistemi vengono riprodotte naturalmente le condizioni chimiche presenti nei mari di tutto il mondo a causa del cambiamento climatico e, in particolare, il cosiddetto fenomeno di acidificazione degli oceaniAlcuni studi hanno dimostrato che in queste zone è presente un numero minore di specie rispetto al normale e la maggior parte degli organismi calcarei fatica a crescere e a costruire la conchiglia, poiché il carbonato di calcio si scioglie in soluzione acida. 

La Posidonia, invece, si adatta, e diminuisce la dimensione delle sue foglie: la loro lunghezza raggiunge a malapena i 20 cm e la superficie fogliare è ridotta dell’85% rispetto al normale. Ma come mai? È la risposta della pianta alla condizione di stress a cui è sottoposta: essa riesce a sopravvivere solo se convoglia tutte le sue risorse sui processi vitali essenziali, come ad esempio la fotosintesi, a discapito della sua crescita. 

Posidonia oceanica – foto via Canva

MARE PIÙ CALDO? PESCI PIÙ PICCOLI

Purtroppo, non tutti gli organismi sono resilienti come la Posidonia. In altri casi, come per alcuni pesci, la variazione delle dimensioni non è un adattamento, bensì un impatto negativo dell’ambiente in cui si trovano. Una conseguenza sfavorevole e destinata a peggiorare, portando, infine, alla loro definitiva scomparsa.

Secondo uno studio degli scienziati della University of British Columbia, le dimensioni dei pesci si ridurranno del 20-30% se le temperature degli oceani continueranno a salire agli incredibili ritmi attuali. Il motivo è semplice: i pesci non saranno più in grado di ottenere l’ossigeno di cui hanno bisogno per crescere, perché il livello di ossigeno disciolto nell’acqua calda è minore. Contemporaneamente, però, quando le acque oceaniche diventano più calde, il metabolismo dei pesci accelera, determinando una maggiore necessità di ossigeno per sostenere le funzioni corporee. 

Questo circolo vizioso, che continua ad alimentarsi nel tempo, non fa altro che ridurre le dimensioni dei pesci, portandoli verso l’estinzione.

Foto via Canva

Un cambiamento che è stato confermato anche da altri ricercatori,  tramite lo studio degli otoliti, le strutture minerali in carbonato di calcio che si trovano nel corpo del pesce. Li possiamo immaginare come gli anelli degli alberi, che si accrescono con il passare del tempo: otoliti più grandi, pesce più grande

Lo studio ha chiaramente evidenziato come l’aumento della temperatura dell’acqua, negli ultimi anni, abbia ridotto la taglia media dei pesci più o meno del 35%, a discapito soprattutto dei pesci più piccoli.

Foto di Sebastian Pena Lambarri via Unsplash

LE AREE MARINE PROTETTE: UNA SPERANZA PER IL FUTURO 

Questo quadro vuole farci intendere che negli anni a venire tutti gli organismi marini si modificheranno fino a scomparire? Per fortuna, no! Esistono infatti delle zone, chiamate Aree Marine Protette (AMP), in cui la biodiversità viene tutelata e salvaguardata in un’ottica di sviluppo sostenibile. 

Le AMP non sono sicuramente immuni agli impatti dei cambiamenti climatici ma, se ben gestite, possono giocare un ruolo fondamentale nella protezione del mare e dei suoi abitanti.

Secondo i risultati di varie ricerche, in un’area totalmente protetta la biomassa aumenta in media del 446%, la densità, il numero di piante o animali del 166%, le dimensioni corporee del 28% e il numero di specie presenti del 21%.  

Le Aree Marine Protette consentono la ripresa ecologica degli habitat, riducono i fattori di stress e aumentano la capacità di adattamento degli organismi marini. Un network di AMP ben collegate può aumentare la sopravvivenza delle specie, consentendo loro di spostarsi da un luogo all’altro: una vera speranza per il futuro del nostro mare, che Worldrise si impegna a far conoscere e a tutelare tramite il progetto AMPlification, nato per sensibilizzare i cittadini e le comunità locali circa l’importanza di queste aree.

Biopasseggiata nella AMP di Tavolara-Punta Coda cavallo per AMPlification

BIBLIOGRAFIA

Autrice: Martina Giagio

Martina è autrice per SeaMag dal 2021. È laureata in Scienze della Natura e ha una grande passione per la divulgazione scientifica. Ad oggi, si occupa di progettazione e realizzazione di laboratori e mostre scientifiche e di redazione di piccoli libri e articoli web. Se fosse un animale marino sarebbe un pesce scorpione, schivo e apparentemente diffidente, ma anche colorato e curioso.

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