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Immergiamoci nelle acque del Mar dei Sargassi, una porzione dell’Atlantico importantissima per la biodiversità!

Il Mar dei Sargassi è una zona dell’Oceano Atlantico unica nel suo genere. Deve il suo nome alla presenza dell’omonima alga, il sargasso, che rende quest’area una nursery per molti animali e una zona di sosta per i migratori oceanici. Tuffiamoci nelle sue acque cristalline per scoprirne segreti e curiosità!

Foto via Canva

Geografia

Il Mar dei Sargassi deve la sua scoperta a Cristoforo Colombo, che ne solcò le acque il 16 settembre 1492.

Questo mare si estende in una zona compresa tra gli arcipelaghi delle Antille a ovest, delle Azzorre a est e delle Bermuda a nord. A differenza del Mediterraneo o del Baltico, è un mare aperto e non è delimitato da masse continentali: i suoi confini sono delineati, su tutti e quattro i lati, dalle correnti oceaniche. Infatti a nord troviamo la Corrente Nord-Atlantica, a sud la Corrente Equatoriale Nord, ad ovest la Corrente del Golfo e ad est la Corrente delle Canarie. Quest’ultima è l’unica corrente di acqua fredda della zona e le sue acque fresche inibiscono l’evaporazione e la formazione delle nubi, contribuendo alla nascita degli anticicloni dinamici subtropicali e portando un clima complessivamente più arido. Si interseca nella zona sud-occidentale con il famosissimo Triangolo della Bermuda.

L’area del Mar dei Sargassi – immagine rielaborata da Google Earth

Una misteriosa reputazione

La vicinanza del Mar dei Sargassi al Triangolo delle Bermuda ha alimentato leggende e superstizioni su questo mare. Celebre è la vicenda della nave da cargo francese Rosalie, che scomparve nel 1838 e fu ritrovata dopo due anni a largo delle coste cubane, intatta ma priva di equipaggio. Anche in tempi più recenti si sono verificate misteriose sparizioni: nel 1945 si persero le tracce di 6 aerei che srovolavano l’area, mentre nel 1965 fu la volta di un aereo dell’Air Force. Il tutto fu collegato a teorie sulla città misteriosa di Atlantide e a minacce extraterrestri, ma in realtà la frequenza degli incidenti qui verificatasi è paragonabile a quella di altre aree con simile traffico aeronavale. Le testimonianze ed i racconti sono solo stati posti molto più in risalto dalla stampa per aumentare la drammaticità e la curiosità attorno al triangolo.

Il protagonista assoluto: il sargasso

Al contrario della reputazione negativa ingiustificata, l’attenzione da parte della comunità scientifica per quest’area è più che motivata, perché si tratta di uno degli scrigni di biodiversità del nostro Pianeta. Ciò è dovuto alla presenza del sargasso, specie algale che crea una vera e propria foresta pluviale galleggiante nel mezzo dell’oceano. Il colore dorato di questa alga è dovuto alla presenza di un pigmento fotosintetico, la fucoxantina, che amplia lo spettro fotosintetico della clorofilla.

Sargasso – foto via Canva

Il termine “sargasso” deriva dal portoghese sargaço, una varietà di uva: i marinai, giunti qui nel XVI secolo, attribuirono questo nome all’alga per via delle vescicole rotondeggianti tipiche della specie, simili ad acini d’uva. Tali strutture, piene di gas, consentono al tallo algale di galleggiare sulla superficie dell’oceano. 

L’ecosistema del Mar dei Sargassi si basa, per l’esattezza, su due specie del genere Sargassum, Sargassum natans e Sargassum fluitansha, che si riproducono entrambe esclusivamente per frammentazione.  Il Mar dei Sargassi è l’unica area significativa in cui crescono in acque profonde e aperte lontano dalla terraferma, originando così un habitat unico. Nel 2011, utilizzando un satellite, sono stati compiuti studi appositi per tracciare i movimenti delle alghe ed è stata stimata una biomassa di circa un milione di tonnellate.

Foto via Canva

Una ricchissima comunità

La ricca comunità di invertebrati e piccoli pesci che si nasconde tra le fronde del sargasso costituisce la preda di molte grandi specie di pesci di notevole interesse conservazionistico e valore economico. 

Non sorprende che molte specie si siano particolarmente adattate alla vita in questa foresta galleggiante. Sono presenti oltre 10 specie endemiche, tra cui  la più emblematica è sicuramente l’arlecchino dei sargassi (Histrio histrio). Questo curioso pesce possiede una pelle priva di scaglie, ma provvista di numerose espansioni, pieghe e protuberanze sparse un po’ ovunque, utili per mimetizzarsi tra i ciuffi algali. La sua colorazione a chiazze giallastre con marmorizzazioni brune ricalca il fortissimo gioco di luci e ombre del suo habitat. Le pinne pettorali sono prensili e gli consentono di aggrapparsi alle alghe. I sargassi giocano un ruolo fondamentale anche durante la riproduzione dell’animale: le uova vengono fecondate solo quando aderiscono al tallo algale, grazie al rivestimento di muco gelatinoso prodotto dalla femmina. 

Arlecchino dei sargassi – foto via Canva

Sargassum fornisce un habitat per oltre 150 specie di invertebrati, 127 specie di pesci e 30 specie di cetacei. Tra gli animali più facilmente avvistabili in quest’area ci sono le megattere (Megaptera novaengliae), che attraversano il Mar dei Sargassi durante le loro migrazioni annuali. Anche per le anguille la zona riveste un ruolo cruciale: infatti migrano qui per riprodursi, scendendo in mare dai fiumi europei ed americani e attraversando l’Atlantico.

Altre specie rilevate nell’area sono il pesce spada dell’Atlantico (Xiphias gladius), diverse specie di tonno (Thunnus albacares, Thunnus obesus, Thunnus thynnus) e vari elasmobranchi, fra cui lo squalo bianco, lo squalo elefante, lo squalo balena, lo squalo tigre e lo smeriglio. Diverse specie di tartarughe che nidificano sulle spiagge dei Caraibi usano l’area per nascondersi e nutrirsi, trascorrendo qui i cosiddetti “anni perduti”, cioè la fase giovanile di questi rettili che, raggiunte le acque al largo della costa dove sono nate, spariscono per poi ricomparire quando hanno raggiunto dimensioni maggiori. Non è ben chiaro cosa succeda in questo periodo e solo da qualche anno gli scienziati stanno provando a studiare le loro rotte con micro-trasmettitori. Sappiamo, però, che in tempi successivi un numero significativo di tartarughe lascia il Mar dei Sargassi e si sposta nelle vaste barriere coralline e nelle praterie di fanerogame delle Bermuda.

Foto via Canva

Inoltre, sopra la superficie del mare, è stata registrata la presenza regolare di ben 26 specie diverse di uccelli marini, con densità fino a 32-43 volte maggiore rispetto alle aree circostanti. L’endemica procellaria delle Bermuda (Pterodroma cahow), il secondo uccello marino più raro al mondo, è stata considerata estinta per più di 300 anni, ma nel 1951 fu avvistata nuovamente sopra il Mar dei Sargassi e da allora il numero degli individui è lievemente aumentato, anche se la specie è ancora considerata in pericolo critico.

Procellaria delle Bermuda – foto via Canva

PROTEZIONE

Nonostante la sua posizione remota nell’Atlantico, il Mar dei Sargassi non è immune agli impatti delle attività umane. Per questo motivo l’11 marzo 2014, gli esponenti dei governi di molti Paesi si sono riuniti alle Bermuda per firmare la Dichiarazione di Hamilton sulla collaborazione per la conservazione del Mar dei Sargassi. I firmatari approvano l’istituzione di una Commissione che “incoraggerà e faciliterà la collaborazione volontaria per la conservazione del Mar dei Sargassi (…) per mantenerne la salute, la produttività e la resilienza sotto costante controllo”.

 Gli attuali obiettivi sono:

  • Promuovere il riconoscimento internazionale dell’unicità e dell’importanza globale del Mar dei Sargassi
  • Incoraggiare la ricerca scientifica
  • Sviluppare proposte da presentare alle organizzazioni regionali, settoriali e internazionali esistenti per promuovere gli obiettivi della dichiarazione 
  • Considerare la questione della plastica come un importante impatto negativo sull’ecosistema
  • Aumentare il rapporto tra le autorità del santuario delle balene in Massachusetts e Bermuda e condividere le lezioni apprese sugli approcci di gestione, come le linee guida per l’osservazione delle balene
  • Continuare a costruire relazioni e coordinamento per proteggere l’anguilla.

Foto di Naja Bertolt Jensen via Unsplash

Il Mar dei Sargassi è un’importante parte funzionale dell’oceano mondiale, con una delle più alte produttività primarie al mondo, un’area chiave per il sequestro del carbonio e un hotspot di biodiversità. Risulta quindi fondamentale focalizzarsi sul monitoraggio e sulla protezione di questa porzione di Atlantico.

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA
Autrice: Sara Parigi

Sara è volontaria Worldrise e autrice per SeaMag dal 2021. Attualmente è iscritta al terzo anno di Scienze Biologiche presso l’Università di Firenze. Appassionata di cetacei fin da quando era bambina, se fosse un animale marino sarebbe una balenottera, un po’ schiva e introversa, ma anche pacata e razionale.

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