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In che modo gli esseri umani stanno causando cambiamenti nella chimica dell'oceano e cosa potrebbe comportare per gli ecosistemi marini in futuro?

Conservare e utilizzare in modo sostenibile gli oceani

Gli oceani del mondo – la loro temperatura, chimica, correnti e vita – guidano i sistemi globali che rendono la Terra abitabile per l’umanità. Il mare assorbe circa il 30% dell’anidride carbonica prodotta dagli esseri umani e, dall’inizio della rivoluzione industriale ad oggi, stiamo assistendo a un aumento del 26% dell’acidificazione degli oceani. Inoltre, l’inquinamento marino, di cui la maggior parte proviene da fonti terrestri, sta raggiungendo livelli allarmanti.

Gli oceani, nel corso degli anni, hanno continuato a sostenere le esigenze economiche, sociali e ambientali della popolazione mondiale, subendo allo stesso tempo un impoverimento insostenibile, il deterioramento ambientale e la saturazione e acidificazione di anidride carbonica. 

Queste minacce esercitano ulteriore pressione sui sistemi ambientali, sulla biodiversità e sulle infrastrutture naturali, creando problemi socioeconomici globali, inclusi rischi per la salute, la sicurezza e finanziari. Per combattere questi problemi e promuovere la sostenibilità degli oceani, sono essenziali soluzioni innovative che prevengano e mitighino gli impatti dannosi per gli ambienti marini.

foto di Francesco Ungaro via Unsplash

Gli sforzi attuali per proteggere gli ambienti marini chiave e i pescatori su piccola scala, investendo nella scienza oceanica, non stanno ancora soddisfacendo l’urgente necessità di proteggere questa vasta e fragile risorsa. I leader mondiali devono lavorare per proteggere le specie marine e sostenere le persone che dipendono dagli oceani, che si tratti di lavoro, risorse o tempo libero: salvare il nostro oceano deve diventare una priorità. 

La biodiversità marina è fondamentale per la salute delle persone e del nostro pianeta e le aree marine protette, se gestite nel modo corretto e dotate di risorse adeguate, possono essere lo strumento migliore a nostra disposizione per mettere in atto normative per ridurre la pesca eccessiva, l’inquinamento marino e l’acidificazione degli oceani.

Il fenomeno dell’acidificazione

L’oceano assorbe circa il 30% dell’anidride carbonica (CO2che viene rilasciata nell’atmosfera. Man mano che i livelli di CO2 atmosferica aumentano a causa di attività umane, come la combustione di combustibili fossili (per esempio nel caso delle emissioni determinate dalle automobili) e il cambiamento dell’uso del suolo (come conseguenza del fenomeno di deforestazione), aumenta anche la quantità di anidride carbonica assorbita dall’oceano. Quando la CO2 viene assorbita dall’acqua del mare, si verificano una serie di reazioni chimiche che determinano una maggiore concentrazione di ioni idrogeno. Questo processo ha implicazioni di vasta portata per l’oceano e le creature che lo abitano.

L’anidride carbonica, che si trova naturalmente nell’atmosfera, si dissolve nell’acqua del mare. Acqua e anidride carbonica si combinano per formare acido carbonico (H2CO3), un acido debole che si dissocia in ioni idrogeno (H+) e ioni bicarbonato (HCO3). L’acqua del mare che presenta una maggiore quantità di ioni idrogeno è caratterizzata da un pH più basso, ovvero da un valore di acidità maggiore.

A causa dell’aumento dei livelli di anidride carbonica nell’atmosfera causati dall’uomo, aumenta anche la CO2 che si dissolve nell’oceano. Il pH medio dell’oceano oggi è circa 8,1, un valore definito basico o alcalino ma, poiché l’oceano continua ad assorbire quantità sempre più elevate di CO2, il pH sta diminuendo e l’acqua del mare sta diventando più acida.

Il processo chimico dell’acidificazione degli oceani – illustrazione via neefusa.org

Conseguenze per gli organismi marini

L’acidificazione degli oceani sta già influenzando molte specie marine, in particolare organismi come ostriche e coralli, che producono gusci e scheletri duri combinando calcio e carbonato dall’acqua di mare. Tuttavia, con l’aumentare dell’acidificazione degli oceani, gli ioni carbonato disponibili (CO32-) si legano con l’idrogeno in eccesso, risultando in un minor numero di ioni carbonato disponibili per gli organismi calcificanti per costruire e mantenere i loro gusci, scheletri e altre strutture costituite da questo materiale. Se il pH diventa troppo basso, conchiglie e scheletri preesistenti possono addirittura iniziare a dissolversi, causando la scomparsa delle barriere coralline e dei loro ecosistemi.

Coralli affetti da sbiancamento – foto di HANDOUT/Reuters via The Guardian

Prospettive storiche e future sull’acidificazione degli oceani 

Le stime dei livelli futuri di anidride carbonica, basate su scenari di emissioni normali, indicano che entro la fine di questo secolo le acque superficiali dell’oceano potrebbero avere un pH intorno a 7,8L’ultima volta che il pH dell’oceano era così basso è stato durante la metà Miocene, 14-17 milioni di anni fa. A quel tempo, la Terra era di diversi gradi più calda e si stava verificando un grande evento di estinzione.

L’acidificazione degli oceani sta attualmente interessando l’intero ecosistema marino, compresi gli estuari costieri e i corsi d’acqua, con importanti effetti su diversi aspetti sociali, economici e ambientali. Miliardi di persone in tutto il mondo, infatti, fanno affidamento sul cibo proveniente dall’oceano come fonte primaria di proteine e molti posti di lavoro ed economie nazionali dipendono dalle attività ittiche legate al mare.  

Agire contro l’acidificazione degli oceani

L’acidificazione degli oceani è un aspetto del cambiamento climatico globale e, nell’ultimo decennio, la comunità scientifica si è concentrata molto sullo studio dei potenziali impatti di questo fenomeno: qualsiasi azione intraprendiamo oggi per mitigare il cambiamento climatico andrà a beneficio del nostro futuro e di quello dell’oceano stesso.

Poiché gli sforzi sostenuti per monitorare l’acidificazione degli oceani in tutto il mondo sono solo all’inizio, è attualmente impossibile prevedere esattamente come gli impatti di questo fenomeno si riverseranno a cascata su tutta la catena alimentare marina e come influenzeranno la struttura generale degli ecosistemi. Con l’accelerazione del ritmo dell’acidificazione degli oceani, però, la situazione è chiara: scienziati e responsabili politici riconoscono l’urgente necessità di rafforzare la scienza come base per prendere decisioni efficaci e agire nel modo corretto.

Foto via Pixabay

Bibliografia e Sitografia:
Autore: Manuel Perin

Manuel è laureato in Global Change Ecology and Sustainable Development Goals. Attualmente frequenta il Master in Sustainability and Energy Management presso l’Università Bocconi. Se fosse un animale marino sarebbe una tartaruga marina, goffa nella terraferma ma abile nuotatrice.

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