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Anche vicino al mare è possibile trovare delle montagne, ma in questo caso sono fatte di sabbia e stiamo parlando delle dune. Worldrise vi porta a scoprire questi importanti e delicati ecosistemi.

COSA SONO LE DUNE

Una duna è un accumulo di sedimento di sabbia determinato e modellato dall’azione dei venti, soggetto a continui spostamenti e ridimensionamenti. Nel caso delle coste, le dune sono di solito disposte parallelamente al litorale e contribuiscono, insieme alle piante che crescono tra i granelli di sabbia, a proteggere l’entroterra dall’azione degli agenti marini, come vento e onde, e dall’azione della salsedine.

Le dune sono il risultato degli equilibri dinamici tra le correnti marine, le falde sospese dei corpi idrici retrodunali (stagni, lagune, fiumi), il vento e le comunità vegetali. Sono ecosistemi fragili e l’impatto anche solo su una delle sue componenti comporta automaticamente la rottura dei suoi delicati equilibri. La tipica vegetazione psammofila, che vive sulla sabbia, trattenendola e contrastando l’azione erosiva dei venti e delle onde, è fondamentale per l’evoluzione e la stabilizzazione delle dune costiere.

Oltre a costituire ambienti di grande interesse naturalistico ed ecologico, i sistemi dunali delimitano e proteggono ambienti umidi come laghi e paludi costiere, fondamentali per l’avifauna in migrazione e non solo. 

Foto di Matteo Ferretti

ZONAZIONE DELLE DUNE

Le specie vegetali che crescono sulla duna si organizzano in differenti gruppi, che si evolvono contemporaneamente alla duna stessa. Ognuna delle comunità vegetali si dispone parallelamente alla linea di costa, seguendo l’andamento dei cordoni dunali e, in base alla vicinanza al mare, si hanno piante diverse con specifici adattamenti. Lungo le coste del Mar Mediterraneo, in assenza di particolari fenomeni di disturbo, si osserva di norma dal mare verso l’entroterra la seguente zonazione:

  • spiaggia emersa (Cakileto)
  • duna embrionale (Elymeto)
  • dune mobili (Ammofileto)

Per quanto riguarda invece le comunità interdunali e retrodunali, esse cambiano in funzione del contesto geografico. Nel settore tirrenico dell’Italia centrale, dopo l’Ammofileto, lungo la zonazione si possono trovare i seguenti raggruppamenti vegetali:

  • interduna (il Crucianelleto, i pratelli e le depressioni interdunali)
  • retroduna (la macchia mediterranea e i boschi retrodunali)

Foto di Matteo Ferretti

ABITANTI DELLE DUNE

Gli ecosistemi dunali sono l’anello di congiunzione tra gli ecosistemi marini e gli ecosistemi terrestri e lo sono anche le specie animali e vegetali che li abitano. Specie di piante psammofile presenti nella parte più vicina al mare sono il giglio di mare (Pancratium maritimum), la soldanella marittima (Calystegia soldanella), la nappola italiana (Xanthium italicum) e l’euforbia delle spiagge (Euphorbia peplis). Nella parte retrostante possiamo trovare il ginepro coccolone (Juniperus oxycedrus), la fillirea (Phillyrea sp.), il lentisco (Pistacia lentiscus), il mirto (Myrtus communis) e il pino marittimo (Pinus pinaster). Queste piante forniscono l’habitat ideale per varie specie animali di vertebrati e invertebrati, come il fratino (Charadrius alexandrinus) e la pimelia (Pimelia sp.) Le aree dunali non sono disdegnate nemmeno da mammiferi di medie e grandi dimensioni, come la volpe (Vulpes vulpes), il cinghiale (Sus scrofa) e il coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus).

Giglio di mare (Pancratium maritimum) – foto di Matteo Ferretti

SITUAZIONE DELLE DUNE IN ITALIA

Le dune stanno diventando sempre più rare in Italia a causa della pressione antropica. Gli ambienti dunali sono fra quelli più minacciati dall’impatto dell’uomo, essi infatti hanno subito un declino medio del 70% a livello europeo, mentre in Italia il processo è stato più intenso, passando da 45000 ettari nel 1900 a 9000 ettari alla fine del secolo scorso, con una perdita che ha raggiunto l’80%. I sistemi dunali costieri, fino a non molto tempo fa, erano abbastanza diffusi, mentre al giorno d’oggi sopravvivono in un numero alquanto ristretto di zone e sono minacciati da gravi e avanzati meccanismi di degrado legati essenzialmente alla diffusa antropizzazione e all’erosione dei litorali, che in Italia interessa oltre un terzo dei circa 3.250 km di spiagge.

Juniperus oxycedrus (sullo sfondo a destra) – foto di Matteo Ferretti

COSA POSSIAMO FARE NOI?

Chiunque può fare la propria parte per proteggere le dune. Il primo passo per evitare di determinare un impatto negativo su questi ambienti è sicuramente quello di non calpestare le dune: in questo modo contribuiremo a non portare via il sedimento che ha impiegato tantissimo tempo per accumularsi. Altra cosa da non fare è quella di calpestare e/o strappare via le piante dunali, spesso considerate erbacce. In realtà si tratta di vegetazione importantissima per il mantenimento degli ecosistemi dunali poiché, grazie alle radici, trattiene i granelli di sabbia e contribuisce alla formazione della duna, oltre a rappresentare un luogo sicuro per molti organismi animali. 

Foto di Matteo Ferretti

Bibliografia
Autrice: Francesca Trenta

Francesca è laureata in Tutela e benessere animale e in Biologia marina. Dal 2016 si occupa di ricerche sulla fauna selvatica e di divulgazione scientifica. Se fosse un animale sarebbe una berta, sempre pronta a sfruttare il vento di nuove avventure.

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