Si chiamano “foreste animali marine” e, proprio come quelle terrestri, ospitano una straordinaria biodiversità: immergiamoci negli abissi alla scoperta di questi ambienti profondi.
La parola “foresta” evoca immediatamente l’immagine di un luogo ricco di alberi, con la luce che filtra dai rami più alti verso il suolo. Ma sapete, non tutte le foreste sono luoghi luminosi, ricchi di specie vegetali terrestri: esistono anche le foreste animali marine che popolano le profondità abissali. Andiamo ad immergerci per scoprire la biodiversità di questi ambienti profondi.

Coralligeno – Foto di Clarissa Scarpa
Le foreste animali marine
In mare, la presenza di specie in grado di effettuare la fotosintesi (come la pianta marina Posidonia oceanica o le alghe) è limitata alle aree dove la luce del sole riesce a penetrare. L’acqua, però, è un mezzo diverso dall’aria e limita fortemente il passaggio di luce verso gli strati più profondi. A cavallo tra gli oscuri abissi e la luminosa superficie esiste una zona dove la luce è ancora presente, ma non abbastanza da permettere la fotosintesi: siamo nella zona mesofotica, che nel nostro Mar Mediterraneo si estende mediamente tra i 40 ed i 200 metri di profondità.
All’interno della zona mesofotica, i fondali si svuotano lentamente della componente vegetale, con la sola eccezione di alcune alghe rosse incrostanti, che riescono a proliferare sulle rocce e sulle altre componenti dure, creando una biocostruzione tipica del Mediterraneo: il coralligeno. Sul coralligeno crescono vari organismi filtratori arborescenti, come spugne, coralli neri e gorgonie: proprio per la loro forma ramificata e la loro altezza imponente (il corallo nero Parantipathes larix raggiunge e supera i 2 metri di altezza!) gli ambienti formati da queste specie vengono chiamati “foreste animali marine”.

Coralli neri – foto via Canva
La biodiversità delle foreste animali
Questi ambienti sono estremamente importanti, in quanto ospitano una ricchissima biodiversità. Innanzitutto, abbiamo molteplici specie in grado di “strutturare” l’habitat, alla stessa maniera con cui gli alberi strutturano le foreste terrestri. Tra queste specie, alcune delle più spettacolari sono la gorgonia rossa Paramuricea clavata ed il corallo nero Antipathella subpinnata. Queste specie creano ambienti complessi e ricchi di anfratti, diversificando la morfologia di quello che sarebbe altrimenti un piatto fondale roccioso; queste specie si accrescono verso l’alto nel tentativo di captare maggiormente le particelle alimentari di cui si nutrono, trasportate dalla corrente. Tutto ciò rende le foreste animali marine ambienti ideali per un gran numero di invertebrati e di pesci, che possono sfruttarle come area di rifugio o di nursery: ad esempio, alcuni squali di fondale appartenenti alla famiglia Scyliorhinidae tendono a deporre le loro uova sui rami di gorgonie e coralli neri.

Paramuricea clavata nell’Area Marina Protetta di Portofino – Foto di Alfredo Marchiò
Proprio come le foreste terrestri, possiamo individuare anche qui una canopy (o “volta”) e una undercanopy (o “sottobosco”). Molte specie vivono nel sottobosco, come molluschi e crostacei di vario tipo, nascondendosi per difesa o per la caccia. Altri organismi invece decidono di vivere sopra le specie strutturanti, avvantaggiandosi della maggior altezza: questo fenomeno è chiamato “acrofilia”. Le specie acrofile usano la maggior elevazione per sfuggire ai predatori che vivono sul fondale e, al tempo stesso, riescono a sfruttare meglio le correnti per nutrirsi.
L’impatto della pesca
Le foreste animali marine ospitano inoltre varie specie di interesse commerciale, sia di invertebrati che di pesci. L’aragosta non è rara da trovare all’interno delle foreste animali, dove riesce a nascondersi negli anfratti del coralligeno, mentre tra le specie ittiche strettamente legate al fondale abbiamo scorfani e merluzzi. Anche il corallo rosso è una specie d’interesse commerciale e, al tempo stesso, una specie strutturante: la rimozione del corallo non comporta quindi solo la perdita di un organismo, ma danneggia in maniera irreparabile la foresta.

Corallium rubrum – foto via Canva
La pesca ha un forte impatto su queste foreste a molteplici livelli: reti e lenze possono danneggiare i tessuti degli organismi strutturanti per abrasione meccanica, oppure, in casi estremi, possono direttamente estirpare un intero organismo dal fondale. Inoltre, vanno ad appesantire gorgonie e coralli neri, piegandoli verso il basso e rendendo più difficile nutrirsi per filtrazione delle correnti.
Questi impatti non derivano solamente dalla pesca effettuata direttamente sulla foresta animale marina, ma anche da quella effettuata su specie pelagiche che vivono al di sopra di questi ambienti, come è noto per le foreste del corallo nero Leiopathes glaberrima a largo delle coste maltesi, dove è stata ritrovata una grande quantità di attrezzi persi per la pesca alla lampuga.
La protezione delle foreste animali marine
Solo negli ultimi decenni si è riusciti a studiare la zona mesofotica e le foreste animali in essa contenute: la profondità 40-200 metri è infatti eccessiva per la maggior parte dei subacquei ma, al tempo stesso, non abbastanza profonda da esser stata esplorata con i sottomarini. Solamente gli ultimi ritrovamenti tecnologici legati ai sottomarini a comando remoto o ROV (Remotely Operated Vehicle) hanno permesso un’esplorazione sempre più accurata di questi ambienti.

Un esempio di ROV (Remotely Operated Vehicle) – foto via Canva
A seguito dell’aumento delle nostre conoscenze riguardo questo habitat così ricco di biodiversità, un numero sempre maggiore di enti e organizzazioni ha iniziato ad interessarsi alla sua protezione. Ad esempio, l’Unione Europea, mediante la direttiva della Strategia Marina, ha emesso una serie di regolamenti per il corretto monitoraggio delle foreste animali marine. La FAO (Food and Agriculture Organization), in collaborazione con la GFCM (General Fisheries Commission for the Mediterranean) ha creato un database in cui sono inseriti gli habitat marini vulnerabili, tra i quali compaiono proprio le foreste animali marine. Inoltre, tutte le specie di corallo nero sono inserite all’interno della lista rossa della IUCN per le specie a rischio d’estinzione.
L’applicazione delle strategie di monitoraggio del loro stato di salute e la gestione della pesca, assieme all’inserimento di questi ambienti in Aree Marine Protette, saranno tutti fattori fondamentali nel determinare la conservazione di habitat così peculiari. Anche noi, con le scelte quotidiane, possiamo contribuire alla tutela delle foreste animali marine, per esempio preferendo prodotti ittici che derivano da una pesca non impattante.

Paramuricea clavata, gorgonia rossa – foto via Canva
Bibliografia:
- Bo M., Bava S., Canese, S, Angiolillo, M. et al. (2014a). Fishing impact on deep Mediterranean rocky habitats as revealed by ROV investigation. Biol. Conserv., 171:167-176.
- Bo M., Canese S., Bavestrello G., (2014b). Discovering Mediterranean black coral forest: Parantipathes larix (Anthozoa:Hexacorallia) in the Tuscan Archipelago, Italy. Ital J Zool, 81(1): 112-125.
- Deidun A., Andaloro F., Bavestrello G., Canese S., et al. (2015). First characterization of a Leiopathes glaberrima (Cnidaria: Anthozoa: Antipatharia) forest in Maltese exploited fishing grounds. Ital J Zoo, 82:271–80.
- GFCM, 2005. Recommendation GFCM/2005/1 on the Management of Certain Fisheries Exploiting Demersal and Deep-Water Species.
- GFCM, 2006. Establishment of Fisheries Restricted Areas in Order to Protect the Deep-Sea Sensitive Habitats. GFCM Recommendation on Conservation and Management –REC.CM-GFCM/30/2006/3.
- Rossi S., Bramanti L., Gori A., Orejas C. (Editors), 2017. Marine Animal Forest: The ecology of Benthic Biodiversity Hotspots. Springer International Publishing
Autore: Alfredo Marchiò
Alfredo è un subacqueo e amante della fotografia, recentemente laureato in Biologia ed Ecologia Marina. Se fosse un animale marino sarebbe sicuramente un’orca, una creatura libera di esplorare il mare secondo la propria curiosità!