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Passeggiare sulla spiaggia, specialmente dopo una mareggiata, può diventare una vera e propria caccia al tesoro: conchiglie, piccoli organismi colorati, palline pelose e… uova?! Lente di ingrandimento alla mano e impariamo a riconoscerle insieme!

Pasqua è alle porte e in molti Paesi vige la tradizionale egg hunt, cioè la caccia alle uova. Cioccolato a parte, siamo certi che sapremmo riconoscere le uova di organismi marini se le incontrassimo in spiaggia? E a quali animali appartiene questo tesoro così prezioso? Scopriamolo insieme, ricordandoci di non raccogliere o disturbare gli organismi marini.

OVATURE DI GASTEROPODI

Vi siete mai chiesti cosa siano quei nastri semicircolari e con una base ondulata che molto spesso si incontrano sulla battigia? Sono ovature di gasteropode, ovvero strutture che contengono le uova prodotte dalla più numerosa classe di molluschi! Quest’opera naturale è da attribuirsi a Neverita josephina, un gasteropode naticide che, morfologicamente, assomiglia alla chiocciola terrestre ed è anche il fautore dei buchini che si trovano in molte conchiglie di bivalvi spiaggiati, segno della loro predazione. 

Ovature di gasteropode – foto via Canva

Questo organismo, comunemente noto come “natica”, dopo aver incubato le uova, secerne del muco grazie al quale riesce ad amalgamare la sabbia medio-fina dell’ambiente in cui abita. In questo modo, l’animale crea un nastro semicircolare lungo pochi centimetri, al cui interno dispone ammassi di uova unistratificati. Le uova sono soprattutto visibili se l’ovatura è secca e disidratata e, se posta in controluce, appariranno come tante cellette scintillanti.    

Un altro esempio di ovatura di gasteropode è dato dal murice spinoso (Bolinus brandaris). Il murice vive in colonie molto numerose e, in primavera, quest’ultime depongono gruppi di teche chiamate capsule ovigere, al cui interno sono contenute migliaia di uova, che una volta assemblate assumono la forma di una spugna.

Ovature Spiaggiate Di Muricide – foto di Andrea Bonifazi via Scienzenaturali.it

UOVA DI SEPPIA

Le uova di seppia (Sepia officinalis), invece, hanno una forma sferica e una caratteristica colorazione nera, dovuta alla presenza di una goccia di inchiostro al loro interno. La deposizione delle uova avviene tra marzo e luglio e queste vengono deposte a grappolo su alghe, rami o qualunque altro substrato. Proprio per via delle loro caratteristiche, le uova di seppia sono comunemente note come “uva di mare”. 

La schiusa delle uova avviene, solitamente, dopo 30-90 giorni, in base alla temperatura dell’acqua e, nelle fasi conclusive dell’incubazione, le uova diventano trasparenti perdendo la tipica colorazione nera che, fino a quel momento, le ha protette dai predatori mimetizzandole. La piccola seppia, dalle dimensioni di pochi millimetri ma avente già la forma adulta, uscirà dall’uovo grazie alla parte appuntita della conchiglia interna, ovvero l’osso di seppia.   

Uova di seppia – foto di Mr Decleer Misjel via marinespecies.org

UOVA DI CONDROITTI

Altre uova dalla forma bizzarra (un po’ stile Alien!) sono le uova di condroitti.

Con il termine condroitti ci si riferisce ai pesci cartilaginei, ovvero squali, razze e chimere. Alcune specie di razze e di squali dalle piccole dimensioni, come il gattuccio, sono ovipari, ovvero depongono le uova in seguito a fertilizzazione interna. 

Le sacche ovigere hanno una dimensione variabile tra i 5 e i 10 centimetri ed una colorazione che oscilla dal bianco-giallino al nero. Salvo alcune eccezioni, la sacca ha una forma rettangolare e presenta quattro filamenti alle sue estremità, che le permettono di ancorarsi ad alghe e rami. Solitamente, i filamenti appaiono come viticci arricciati se la sacca appartiene agli squali e come corna se questa appartiene alle razze.  

Un tipico borsellino della sirena: è visibile l’embrione di Scyliorhinus canicula, il gattuccio –
Foto Di Alice Wiegand via Wikipedia

La gestazione dei condroitti ovipari si aggira tra i 6 e i 12 mesi, ma può anche arrivare a 15 a seconda della temperatura dell’acqua. Una volta che l’embrione ha raggiunto il suo pieno sviluppo e può sopravvivere senza la sacca, nuota via da quest’ultima aprendo una fessura nella parte superiore. 

Normalmente, in spiaggia, vengono rinvenute le sacche vuote, che prendono il nome di “borsellino della sirena”. Secondo la credenza popolare, le sirene usavano questi oggetti per custodire gioielli e monete rubate ai marinai che si avventuravano in mare aperto.  

Borsellino delle sirene con uova di razza – foto via Scienze Notizie

UOVA DI TARTARUGA 

Storia leggermente diversa per le uova di tartaruga comune Caretta caretta.

La Caretta è l’unica specie che nidifica lungo le coste italiane. L’accoppiamento avviene in acqua e, solo successivamente, la femmina raggiunge la terraferma per depositare le uova. 

La nidificazione avviene solitamente tra maggio e agosto, durante le ore notturne. La tartaruga, una volta giunta sul bagnasciuga, si trascina pesantemente sulla sabbia dove, a pochi metri dalla battigia, scava una buca dalla profondità di 50 cm in cui deposita circa 100 uova, che poi ricopre accuratamente prima di ritornare in mare. La presenza del nido viene, infatti, segnalata dalla peculiare scia prodotta dal percorso che la tartaruga intraprende da e verso il mare. 

Uova di tartaruga – foto via Canva

 Le uova, aventi le dimensioni di una pallina da ping-pong, hanno un periodo di incubazione che varia tra i 45 e i 70 giorni ed il successo della schiusa dipende da fattori quali temperatura, umidità e granulometria della sabbia. Inoltre, la temperatura della sabbia è fondamentale per determinare il sesso della prole: se la temperatura sarà superiore ai 29°C (tendenzialmente nella parte più superficiale del nido), i nascituri saranno tutti di sesso femminile, al di sotto di questo valore, invece, le tartarughine saranno di sesso maschile. 

Terminato il periodo di incubazione, la schiusa delle uova occorre simultaneamente nell’arco di due o tre giorni. Una volta nate, le tartarughine apprendono informazioni circa il campo magnetico della spiaggia in cui sono nate mediante imprinting, ovvero un processo di apprendimento immediato, che consente loro di fare ritorno sulla spiaggia di nascita per depositare, a loro volta, le proprie uova. Questo fenomeno è conosciuto come natal homing

Segue l’emersione dal nido e la corsa delle nuove nate verso il mare, la quale è, però, minacciata dall’attacco di predatori come i gabbiani.

Tartaruga nel momento della schiusa – foto via Canva

OGNUNO DI NOI PUÒ FARE LA DIFFERENZA

Il mare ci regala tanti doni preziosi, che abbiamo la fortuna di poter osservare lungo le spiagge. Ogni nostra azione, però, ha una conseguenza: non raccogliamo o disturbiamo gli organismi marini e, anzi, qualora ne osservassimo uno in difficoltà, chiamiamo il 1530 o le associazioni di competenza. Ricordiamoci che ognuno di noi può fare la differenza nella protezione e salvaguardia del nostro pianeta blu, affinché anche le generazioni a venire possano godere delle sue bellezze.  

BIBLIOGRAFIA 
Autrice: Alessia Bucceri

Alessia è una biologa marina con una grande passione per i cetacei e per il mondo della conservazione animale. Recentemente ha conseguito una seconda laurea magistrale all’estero in Marine Biological Resources. Se fosse un animale marino sarebbe una megattera, socievole, curiosa e libera di viaggiare in lungo e in largo!  

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