Ha 8 braccia, 3 cuori ed è, ormai da anni, il simbolo di Worldrise: avete capito di che animale stiamo parlando? È l’Octopus vulgaris, o più comunemente conosciuto come polpo!
Vi sarà capitato di osservarlo da vicino, durante un’immersione o anche in pochi metri di acqua, per poi vederlo magicamente scomparire tra le rocce, ma siete davvero sicuri di conoscerlo bene?
Worldrise vi porta alla scoperta di 10 curiosità su un invertebrato tanto affascinante quanto unico:
1. L’apparenza inganna.
Aristotele, nei libri IV e V del suo trattato “Historia animalium” (343 a.C.), descrive gli animali invertebrati, tra cui anche i cefalopodi, classe in cui rientra l’Octopus vulgaris.
Purtroppo per il nostro polpo, però, il ritratto che ne restituisce Aristotele non è dei migliori: un “animale sciocco, che dopo aver mangiato tutto quello che c’è da mangiare, scarta i gusci dei granchi e delle conchiglie, e le lische dei piccoli pesci”. In realtà, oggi sappiamo che il polpo è un mollusco molto intelligente, scaltro e misterioso: è in grado di risolvere vari problemi, come aprire un piccolo barattolo, di utilizzare conchiglie o noci di cocco per nascondersi e di sfuggire ai predatori. Possiede, inoltre, un’ottima percezione dell’ambiente che lo circonda, grazie alla presenza di numerose cellule sensoriali sulle sue 8 braccia.
2. Possiede 8 braccia con “menti” autonome.
Le braccia del polpo sono molto flessibili, possono portare fino a 240 ventose e ospitano 2/3 dei neuroni totali presenti nell’animale. Grazie a questa speciale caratteristica, può capitare che, mentre un braccio è impegnato in altre faccende, come per esempio l’apertura delle valve di una cozza, un altro braccio si dedichi a ripulire l’entrata della tana. A volte, inoltre, può succedere che un braccio del polpo venga staccato da un granchio o da una murena: niente paura, il nostro mollusco dai superpoteri è in grado di rigenerare le sue braccia e, in situazioni di difficoltà, può anche decidere di perderne una volontariamente, l’importante è scappare e mettersi subito in salvo.
3. Tre cuori sono meglio di uno.
Sono tutti controllati dal sistema nervoso, ma due dei cuori presenti nel polpo, detti branchiali, sono strutture accessorie che pompano il sangue venoso verso le branchie, mentre il cuore vero e proprio, detto sistemico, ha il compito di pompare il sangue ossigenato al resto del corpo. Si tratta di un sistema circolatorio chiuso, in cui il sangue povero di ossigeno e raccolto nelle vene confluisce nei cuori branchiali, che lo pompano verso le branchie per ricaricarsi di ossigeno e lo fanno poi arrivare al cuore sistemico principale. Dal punto di vista fisiologico, questo sistema cardiocircolatorio così complesso è più simile a quello dei vertebrati piuttosto che a quello degli altri molluschi.
4. Ha il sangue blu.
Il sangue del polpo è privo di cellule a funzione respiratoria, ma contiene il pigmento respiratorio chiamato emocianina, disciolto nel plasma. L’emocianina è una proteina contenuta nel sangue di molti molluschi e crostacei, responsabile del trasporto dell’ossigeno dagli organi respiratori ai tessuti, così come fa l’emoglobina nei vertebrati e nell’uomo. L’emocianina contiene il rame che, a contatto con l’aria, fa diventare il fluido blu e non rosso, come invece accade al nostro sangue, ricco di ferro.
5. È il maestro del camuffamento.
Ha il corpo interamente coperto da cromatofori, cellule contenenti granuli di pigmento e che, sotto l’azione del sistema nervoso, permettono al polpo di cambiare improvvisamente colore, forma e addirittura grana della pelle, per camuffarsi con l’ambiente circostante, in un fenomeno noto come “camouflage”. Se viene disturbato o deve fuggire da un predatore, infatti, il polpo è capace di scegliere un oggetto preciso nell’ambiente che lo circonda, come un sasso, una conchiglia o un’alga, e di mettersi in posa per assomigliargli perfettamente… e tutto in pochissimi secondi!

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6. Scompare in una nuvola d’inchiostro.
Nel polpo, come in altri cefalopodi, il tipico inchiostro rilasciato in caso di pericolo è prodotto da una specifica ghiandola in una sacca apposita presente nel corpo dell’animale ed è poi espulso tramite il retto. Prima dell’espulsione nell’ambiente acquoso circostante, però, il liquido nero è mescolato con del muco prodotto da un altro organo. L’inchiostro finale è costituito da melanina (pigmento naturale responsabile del colore di pelle, capelli e occhi nell’uomo), enzimi, peptidoglicani, metalli e aminoacidi. Grazie a queste ultime sostanze, l’inchiostro può essere usato come effetto sorpresa per confondere i predatori e garantire la fuga, fungendo da difesa chimica: gli aminoacidi contenuti nel liquido, infatti, generano nei chemiorecettori dei predatori un “falso stimolo alimentare” e distolgono l’attenzione dalla vera preda.
7. Presenta un “becco di pappagallo”.
Animale carnivoro, il polpo si nutre di crostacei, molluschi bivalvi, piccoli pesci e qualche volta non disdegna i suoi simili (in alcune circostanze attua, infatti, il cannibalismo). Le sue 8 braccia sono unite da una membrana e formano una corona, al centro della quale si apre il bulbo buccale, la bocca del polpo. La preda, una volta catturata con le braccia o immobilizzata tramite tossine, viene portata alla bocca. Qui, entrano in gioco le mandibole a “becco di pappagallo” che, grazie ad un’azione meccanica, sminuzzano e frammentano crostacei e piccoli pesci. Inoltre, è presente anche la radula, un nastro chitinoso minutamente dentato, tipicamente utilizzata per raschiare e tagliare il cibo o per perforare i gusci di bivalvi.
8. In Italia non è una specie protetta.
In Italia, la pesca del polpo è praticata tutto l’anno, non trattandosi di una specie protetta. Ad oggi, nel nostro Paese, le misure di gestione della pesca del polpo non fissano limiti particolari: la taglia minima per tutte le regioni è 450 g (polpo eviscerato) e non se ne possono catturare più di 5 kg al giorno, salvo in caso di singola cattura dal peso superiore. Tramite un Decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali del 30 dicembre 2020, sono state introdotte alcune buone pratiche per la pesca del polpo, fissando regole per questa specifica attività di pesca, sia sulla base di ricerche scientifiche sia per andare incontro alle esigenze dei pescatori stessi: “garantire un reddito sostenibile a chi svolge questa attività e prevenire eccessi di sfruttamento, salvaguardare i periodi e la taglia di riproduzione, evitare interferenze e conflitti con altre tipologie di pesca, ridurre la dispersione in mare degli attrezzi utilizzati”.
9. Soffre di autofagia.
L’autofagia è il fenomeno fisiologico che porta alcuni animali a nutrirsi di qualche parte del proprio corpo, come conseguenza di un lungo digiuno o come manifestazione di processi morbosi. Secondo gli scienziati, la principale causa di autofagia nel polpo sarebbe legata al processo di senescenza, un’involuzione biologica associata all’invecchiamento, che colpisce sia i maschi, sia le femmine della specie: i primi generalmente dopo l’accoppiamento, le seconde mentre covano le uova o dopo che le uova si sono schiuse. L’autofagia è accompagnata da graduale perdita di appetito, iperattività disordinata e lesioni bianche sul corpo, ma il suo effetto più drammatico è la perdita del controllo dei movimenti del corpo, in particolare delle braccia. Ad oggi, molti aspetti legati alla senescenza nel polpo devono ancora essere approfonditi e studiati.
10. Il polpo e il pesce scorpione.
L’11 marzo 2021, un team internazionale di ricercatori ha pubblicato un articolo sulla rivista “Journal of Marine Science and Engineering“, raccontando l’inaspettata aggressione avvenuta nel mare dell’Isola di Cipro da parte di un polpo a danno di una delle specie invasive più pericolose presenti nel Mar Mediterraneo, il pesce scorpione (Pterois miles, Linnaeus 1758), noto per il rilascio di una potentissima neurotossina a fini di difesa (Crocetta et al., 2020). Fino ad oggi, non era mai stato documentato nelle acque del Mediterraneo un tale episodio di predazione nei confronti di una specie tanto invasiva e dannosa come il pesce scorpione e i ricercatori sono in attesa di nuove prove che dimostrino che non si tratti di un caso isolato.
Come ricorda il team di scienziati, “i predatori nativi potrebbero essere i principali alleati per impedire l’insediamento delle specie invasive nel Mediterraneo”, evidenziando l’importanza di una corretta gestione e protezione delle specie endemiche e, in particolare, di Octopus vulgaris, un compagno prezioso quanto inaspettato nella lotta all’invasione delle specie aliene nel Mare Nostrum.

Octopus vulgaris preda un esemplare di Pterois miles nelle acque dell’Isola di Cipro – foto di Maria Shokouros-Oskarsson
Bibliografia:
- Poli A, Fabbri E, 2018, “Fisiologia degli animali marini”
- Animali 10 cose che (forse) non sai sui polpi
- Poulpe commun Octopus vulgaris
- La pesca dei polpi, una tradizione violenta
- Mipaaf – homepage
- Anderson R. C., Wood J. B., Byrne R. A., 2002, Octopus senescence: The Beginning of the End, Journal of Applied Animal Welfare Science, 5(4), 275-283.
- Protect the Natives to Combat the Aliens: Could Octopus vulgaris Cuvier, 1797 Be a Natural Agent for the Control of the Lionfish Invasion in the Mediterranean Sea?