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Immergiamoci con Worldrise alla scoperta del dugongo, un curioso animale protagonista di miti e leggende, purtroppo altamente minacciato dalle attività umane e a rischio di estinzione

È un mammifero marino appartenente all’ordine Sirenia, presente nelle zone tropicali e subtropicali dell’Oceano Indiano e del Pacifico occidentale: scopriamone insieme i segreti, con un tuffo alla scoperta di 10 curiosità sul dugongo!

Foto via Canva

1. CARTA D’IDENTITÁ DEL DUGONGO

Il dugongo (Dugong dugon) è un mammifero marino facente parte dell’ordine Sirenia, assieme a tre specie di lamantino. Unico nel suo genere, è lontanamente imparentato con elefanti, iracoidei ed oritteropi, collettivamente noti come Subungulati e caratterizzati dall’assenza di clavicole, artigli e zoccoli. Sirenidi e cetacei, quindi, pur essendo tutti mammiferi marini, si sono evoluti da linee filetiche distinte: infatti i primi si sono sviluppati a partire dal gruppo dei Perissodattili, la cui caratteristica distintiva è la presenza di un numero di dita dispari degli arti, con asse portante sul terzo dito. Al contrario, i cetacei costituiscono una radiazione del gruppo degli Artiodattili e hanno come parenti terrestri più prossimi gli ippopotami. 

2. ASPETTO

Gli esemplari adulti di dugongo mostrano una livrea variabile da grigio ardesia a grigio-bruna, sfumata di rosa pallido nella parte ventrale. I giovani sono solitamente più chiari e uniformi, privi di segni cutanei. Spesso i maschi maturi, che raggiungono anche i 4 m di lunghezza, presentano numerose cicatrici e una copertura di alghe e cirripedi sul dorso. Il capo è leggermente ricurvo verso il basso, con le narici poste alla sommità del muso. Gli arti anteriori, relativamente corti e molto flessibili, sono a forma di pagaia e durante il nuoto veloce vengono tenuti accostati al corpo.

Foto via Canva

3. DI COSA SI NUTRE?

La dieta di questo animale è esclusivamente erbivora: si nutre principalmente dei rizomi delle fanerogame marine, che estrae dal sedimento superficiale e schiaccia con le labbra, poiché i denti molari sono assenti. L’alimentazione è l’attività a cui il dugongo si dedica maggiormente: in un solo giorno può arrivare a mangiare ben 30 kg di piante acquatiche.

Il suo alto metabolismo fa sì che il pascolo abbia un notevole impatto sulla rete trofica: infatti, la presenza di dugonghi altera la biomassa e la composizione specifica delle praterie, che in questo modo si mantengono rase e aumentano i tassi di accrescimento.

4. TATTO SVILUPPATISSIMO

Il dugongo ha una pelle liscia, ricoperta da una corta peluria che gli consente di estendere un senso tattile altamente sviluppato. Questo super-senso gli consente di orientarsi nelle acque torbide del suo areale e di riconoscere le varie tipologie di alghe e piante marine che lo circondano: infatti, i peli più lunghi e sensibili si trovano sul muso e sulle labbra.

5. DUGONGHI E LAMANTINI: UN CONFRONTO

Dugonghi e lamantini, pur appartenendo allo stesso ordine, presentano notevoli differenze: i secondi, infatti, presentano una corporatura più massiccia e un peso molto superiore rispetto al dugongo. Quest’ultimo possiede una coda da cetaceo, divisa in due lobi, mentre i manati (dal nome di una delle tre specie di lamantino, il Trichechus manatus) esibiscono una coda piena e arrotondata, simile a quella dei castori. Inoltre, per quanto riguarda l’habitat, i dugonghi si sono adattati alle acque salate, mentre i lamantini hanno occupato aree di acqua dolce e salmastra.

Lamantino – Foto via Canva

6. LE ORIGINI DEL GRUPPO

La storia evolutiva dei sirenidi è ancora poco documentata a causa della scarsità di fossili a disposizione della comunità scientifica. Fino a poco tempo fa, infatti, i resti più antichi del gruppo erano stati rinvenuti nell’area caraibica e gli scienziati non avevano ben chiaro il legame tra questa specie estinta e quelle degli antichi Proboscidei e Iracoidei, tutti africani. Il ritrovamento di un nuovo fossile proveniente da Djebel Chambi, in Tunisia, scoperta attesa dagli studiosi, ha riportato l’origine del gruppo nel continente nero. Sebbene la nuova specie sia quasi coeva a quelle i cui fossili sono stati rinvenuti nel continente americano, per alcune sue caratteristiche morfologiche dell’orecchio interno, è stato possibile collocarla in una posizione basale dell’albero filogenetico del taxon.

7. DISTRIBUZIONE E HABITAT

Dal Nord Africa, i sirenidi si sono diffusi nelle aree intertropicali di tutto il mondo, differenziandosi  nelle varie specie. Nello specifico, il dugongo ha occupato un’area che va dal Mar Rosso all’Oceania, colonizzando interamente l’Oceano Indiano. Le zone in cui è più facile avvistare questo animale sono le coste settentrionali australiane e le sponde egiziane del Mar Rosso, dove abita i bassi golfi riparati da isole e gli ampi canali di mangrovie. In altre aree la sua presenza è sporadica: estinto da secoli nel Mediterraneo, il dugongo è ormai raro anche in Kenya, Giappone e Madagascar, habitat che da millenni appartenevano a questa specie.

Foto via Canva

8. RIPRODUZIONE E ALLATTAMENTO

I dugonghi raggiungono la maturità sessuale tra i 9 e i 15 anni e si accoppiano tutto l’anno, anche se la maggior parte delle nascite si verifica in estate. La gestazione dura 12 mesi e le madri allattano i piccoli per un anno e mezzo: analogamente alla specie umana, i capezzoli sono situati in posizione toracica e le femmine si aiutano con le pinne per tenere in braccio i figli e allattarli.

9. LE SIRENE DEL MARE

Proprio la posizione assunta dalle femmine durante l’allattamento ha creato la figura mitologica della sirena: la parola “dugongo” deriva infatti dal malese “duyung”, che significa appunto “sirena”.  Infatti, le neomamme della specie si portano in posizione verticale, emergendo dall’acqua, per consentire ai cuccioli, che tengono in braccio, di raggiungere le mammelle: molto probabilmente questo comportamento, insieme alla forma del corpo e della coda, avrà convinto marinai ed esploratori di trovarsi proprio di fronte a queste creature leggendarie. 

Foto via Canva

10. AL CENTRO DI CREDENZE E SUPERSTIZIONI

In molti stati del Sud-Est asiatico circolano leggende e credenze sui dugonghi, la cui presenza spesso è considerata di buon augurio. La loro venerazione è molto antica, come attestano le pitture rupestri del 3.000 a.C. rinvenute in Malesia. Nelle Filippine, le lacrime di dugongo sono ritenute una potente pozione amorosa, mentre in Indonesia questi sirenidi sono considerati reincarnazioni di donne morte precocemente. Altre popolazioni attribuiscono a questo animale la capacità di allontanare gli spiriti maligni, per cui realizzano amuleti con le sue ossa.

Foto via Canva

Le numerose leggende intorno a queste creature non hanno evitato che il dugongo cadesse vittima delle attività umane: la sua pacatezza e lentezza lo hanno reso, a partire dal 1700, la preda ideale anche per i cacciatori meno esperti. Fino agli anni ‘80 non era raro trovare carne di dugongo in vendita in molti mercati dell’Indocina e molto ricercato era anche il grasso dell’animale, che veniva utilizzato per trattare il legno delle imbarcazioni. Ad oggi la caccia di questa specie è proibita nella maggior parte del mondo, nonostante alcuni esemplari cadano vittime di bracconieri

Ulteriori minacce sono rappresentate dal degrado degli habitat costieri, dal crescente traffico navale, che causa impatti anche mortali per i dugonghi e, soprattutto, dal bycatch: numerosi esemplari vengono catturati accidentalmente in reti a maglie larghe utilizzate per la pesca di squali e altri grandi pelagici. Nelle isole Molucche la media annua delle catture di dugonghi nelle reti da squalo è stata stimata tra le 550 e le 1000 unità. La situazione è critica: proprio quest’anno, il dugongo è stato dichiarato ufficialmente estinto in Cina, poiché dal 2008 non ci sono stati avvistamenti in questo Paese. Nonostante i dati non incoraggianti, però, non è troppo tardi per invertire la rotta e nazioni emergenti come l’India stanno cominciando ad attuare piani di protezione per questi animali. È nostro compito proteggere i pochi esemplari rimasti di questa specie, in modo che possano continuare a nuotare nell’oceano e a incantare le future generazioni!

BIBLIOGRAFIA e SITOGRAFIA
Autrice: Sara Parigi

Sara è volontaria Worldrise e autrice per SeaMag dal 2021. Attualmente è iscritta al terzo anno di Scienze Biologiche presso l’Università di Firenze. Appassionata di cetacei fin da quando era bambina, se fosse un animale marino sarebbe una balenottera, un po’ schiva e introversa, ma anche pacata e razionale.

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