Definite campioni di sopravvivenza, le meduse sembrano aumentare sempre di più nei nostri mari, ma sono davvero tutte pericolose? Scopriamo con Worldrise una delle specie più innocue del nostro mare: Rhizostoma pulmo.
Quante volte ci siamo imbattuti in una medusa, senza però chiederci a quale specie appartenesse o quanto fosse urticante? Per saperne di più, scopriamo insieme 10 curiosità su una delle meduse più comuni che popola i nostri mari: Rhizostoma pulmo. Conosciamo da vicino questa incantevole creatura dalle numerose risorse.

Rhizostoma pulmo – Foto via Canva
1. Un soprannome singolare
Rhizostoma pulmo (Macrì 1778) è una scifomedusa appartenente alla famiglia delle Rhizostomatidae. È una delle specie più abbondanti e grandi del Mar Mediterraneo e viene definita anche “medusa barile” o “polmone di mare”. Quest’ultimo soprannome, così singolare, è legato al tipico movimento pulsante che la medusa compie per spostarsi, ricordando un vero e proprio “respiro”.
2. Habitat e distribuzione geografica
Questa specie pelagica è tipica del Mar Mediterraneo, ma è diffusa anche nell’Oceano Atlantico orientale e nel Mar Nero; la sua frequenza ed abbondanza sono aumentate notevolmente negli ultimi 20 anni. In primavera-estate la si può osservare frequentemente lungo le coste, con la tendenza a formare banchi enormi: ad Aprile 2021 a Trieste è stata osservata una fioritura di 40.000 meduse, concentrate in un’area di un chilometro quadrato.
3. Un aspetto peculiare
Osservando il polmone di mare sono evidenti alcune peculiarità strutturali: nella parte superiore, R. pulmo è costituita da un ombrello azzurro-biancastro a forma di cupola, privo di tentacoli, che può raggiungere i 50-60 cm di diametro e i cui margini sono contornati da un orlo blu-viola. Al centro vi è una struttura tubolare, simile per aspetto ad un cavolfiore, chiamata manubrio, composto da otto prolungamenti di tessuto bianco grumoso. Questa medusa raggiunge notevoli dimensioni e può arrivare a toccare anche un peso di 10 kg, tanto che, se un certo numero di esemplari è intrappolato in una rete da pesca, può causarne la rottura.
4. Ciclo vitale
Il ciclo vitale del polmone di mare alterna due fasi: una sessuale, pelagica ed una asessuale, bentonica. Le meduse, infatti, si riproducono sessualmente attraverso fecondazione esterna, in seguito alla quale si forma la larva planula. Quest’ultima si trasforma in polipo, la forma sessile che vive nei fondali, da cui per riproduzione asessuale si forma l’efira, che si trasformerà a sua volta in una giovane medusa.

Rhizostoma pulmo – Foto via Canva
5. Alimentazione
La dieta di Rhizostoma pulmo si basa prevalentemente su dinoflagellati e copepodi. Uno studio recente ha rivelato che nel contenuto del suo stomaco sono state rinvenute 19 uova di pesce, ma nessun esemplare adulto ed è stato osservato che le specie ingerite aumentano in base alla grandezza del diametro dell’ombrello.
6. Rhizostoma “pullman”
In natura le curiosità non finiscono mai di sorprenderci: Liocarcinus vernalis, un granchio sabbioso commensale, è stato osservato fra i tentacoli di Rhizostoma pulmo. Il motivo che lega questa strana coppia, in zoologia si definisce “foresia”, dal greco “pherein”, che significa trasportare. Si tratta di un’interazione di commensalismo non permanente in cui un organismo, definito foronte, si attacca all’ospite con lo scopo esclusivo di viaggiare. Non si sa ancora molto su come avvenga l’incontro tra questo granchio e il polmone di mare, ma si ipotizza che possa verificarsi quando la medusa si trova vicino al fondo sabbioso. Rhizostoma, in questo caso, ricordando il Caronte dantesco traghetta il granchio nelle acque marine, fornendogli anche riparo e nutrimento.
7. Un riparo sicuro sotto “l’ombrello”
Se per alcune specie l’incontro con una medusa può essere mortale, per altre, al contrario, diventa un luogo sicuro per proteggersi dai predatori. Il polmone di mare, infatti, ospita sotto il suo ombrello e fra le braccia orali giovani pesci del genere Trachurus. È stato dimostrato che i pesci associati alle meduse cercano riparo quando si sentono in pericolo, ma non è del tutto chiara la natura di questa convivenza. È lecito chiedersi come sia possibile la sopravvivenza per queste specie associate dopo il contatto con le nematocisti, gli organi urticanti presenti all’interno delle cellule ectodermiche delle meduse: probabilmente si instaura una probiosi, ovvero un rapporto in cui una specie trae vantaggio da un’altra. I ricercatori hanno infatti osservato che dopo ripetuti contatti con le braccia orali, alcune specie di pesci non subiscono lesioni, a differenza di altre. Inoltre, sembra che la loro superficie corporea possa prevenire la scarica delle nematocisti, proteggendoli.
8. È urticante?
Nonostante le grandi dimensioni, la medusa R. pulmo è moderatamente velenosa: non è considerata un pericolo per l’uomo, eccetto per i soggetti più sensibili, in cui può provocare irritazione cutanea o dermatiti. Al contrario, fra le specie più urticanti del Mediterraneo si annoverano: Carybdea marsupialis e Pelagia noctiluca, le cui punture sono molto dolorose. La prima è una specie di Cubomedusa non mortale, la seconda è uno scifozoo che in estate ha la tendenza a formare banchi piuttosto estesi.

La medusa Pelagia noctiluca – foto via Canva
9. Il nuoto
È facile pensare che le meduse si spostino lasciandosi trascinare passivamente dalla corrente. Recenti studi, condotti anche su R. pulmo, hanno però mostrato come le meduse siano capaci di nuotare attivamente controcorrente e di orientare la loro direzione attraverso le correnti. Inoltre, questo comportamento suggerisce che le meduse posseggono un meccanismo sensoriale per percepire la direzione e l’intensità del flusso. Nuotare controcorrente spiegherebbe come si originano le fioriture di meduse in specifiche zone e potrebbe essere un vantaggio per questi organismi per evitare il rischio di spiaggiamento, aumentando le possibilità di sopravvivenza
10. La medusa barile: dalle applicazioni biomediche alle attuali soluzioni ambientali.
R.pulmo è l’organismo modello su cui si stanno conducendo numerose ricerche per sfruttare le meduse come risorsa alternativa. Le meduse sono composte dal 95% di acqua, dall’1% di proteine e per il 3% da sali e piccole quantità di grassi. Le molecole bioattive che sintetizzano sono tre: il collagene, il veleno e gli acidi grassi e, proprio in virtù delle caratteristiche uniche di questi organismi, sono sempre più numerosi gli studi che vedono nelle meduse una valida risorsa per il futuro.
Jellagen è un’azienda scozzese, fondata nel 2015 dal biotecnologo marino Professor Andrew Mearns Spragg, che usa il collagene di R. pulmo come biomateriale nella ricerca biomedica. Il collagene derivante dal polmone di mare, infatti, rappresenta una valida alternativa a quello estratto dai mammiferi, perché è sostenibile, più economico e non pericoloso per la salute.
Il progetto europeo Gojelly, finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma Horizon 2020, ha avuto lo scopo di testare il muco prodotto dal polmone di mare come filtro per intrappolare le nano e microplastiche presenti in mare, consentendo di trovare una soluzione all’inquinamento marino.
Nonostante il veleno di questa specie non risulti particolarmente dannoso per l’uomo, uno studio ha rivelato che è citotossico sui fibroblasti polmonari del criceto cinese. Infatti, il veleno estratto dalle scifomeduse potrebbe essere impiegato per produrre farmaci antitumorali.

Rhizostoma pulmo – Foto via Canva
Le meduse abitano il nostro pianeta da più di 600 milioni di anni e stanno diventando le protagoniste del nostro futuro. Nonostante negli anni siano state considerate negativamente, al contrario, le recenti ricerche stanno confermando che le meduse potrebbero avere un impatto positivo sulle attività umane. Le scifomeduse, in particolare, sono una potenziale risorsa di molecole bioattive che spaziano dalla ricerca biomedica, al settore farmaceutico, cosmetico sino a quello delle biotecnologie ambientali. L’abbondanza di questi organismi consente di poter trovare risorse alternative per poter mettere in atto soluzioni sempre più sostenibili.
Bibliografia
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- Pinneggiando nei mari italiani. Atlante della flora e della fauna
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- Il plancton gelatinoso e la campagna “occhio alla medusa” , Ferdinando Boero
- Gojelly, a gelatinous solution to plastic pollution,https://gojelly.eu/
- Jellagen, https://jellagen.co.uk/
- Biotechnological Applications of Scyphomedusae, Louise Merquiol , Giovanna Romano, Adrianna Ianora and Isabella D’Ambra.