Scopriamo assieme a Worldrise cosa sono i sistemi di acquacoltura multitrofici integrati, soluzioni innovative ispirate alla natura.
L’esponenziale crescita del numero di persone sulla Terra porta l’uomo ad affrontare nuove sfide, una fra tutte è: cosa mangeremo? Per fortuna le soluzioni non mancano, il settore dell’acquacoltura, cioè dell’allevamento di pesci in vasca o in mare, nutriti con mangimi a base di farina e/o olio di pesce, è una delle industrie fiorenti in Europa.
Il pesce di domani nuoterà in mare aperto?
Negli ultimi 30 anni (1982-2012) le produzioni di pesca sono aumentate da 69 a 93 milioni di tonnellate, mentre nello stesso periodo le produzioni d’acquacoltura sono aumentate da 5 a 90,4 milioni di tonnellate (incluse le alghe), con una tendenza media globale di crescita dell’8,6%. L’acquacoltura ha avuto un forte sviluppo nelle acque dolci: un esempio nazionale ne è la troticoltura. Ad oggi, è ancora possibile attingere da ecosistemi naturali per far fronte alla richiesta sempre crescente di pesce ma, con l’incremento del fenomeno della sovrapesca, il futuro del pesce potrebbe essere quello di provenire principalmente da allevamenti, come già succede nel caso delle proteine di origine animale terrestri.

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Quali sono le differenze tra acquacoltura intensiva ed estensiva?
Negli ultimi anni si è sentito parlare maggiormente, anche nelle pescherie, di pesci d’acquacoltura (soprattutto branzino e orata); facciamo un po’ di chiarezza per sapere cosa portiamo sulle nostre tavole.
Innanzitutto, è bene distinguere l’acquacoltura intensiva da quella estensiva. L’acquacoltura intensiva consiste nell’allevamento di pesci a cui viene fornito mangime a base di farina di pesce, un esempio sono gli allevamenti di salmoni. Mentre l’acquacoltura estensiva si riferisce all’allevamento su grandi superfici, in cui sono già presenti nutrienti sfruttabili, come nel caso dell’acquacoltura di molluschi.

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Per quanto riguarda l’allevamento intensivo con gabbie sotto costa, l’aggiunta di nutrienti in acqua comporta un forte aumento delle sostanze organiche disciolte nell’ambiente. Questo fenomeno è chiamato eutrofizzazione e, come conseguenza, determina l’aumento della probabilità di avere fioriture algali.
Considerando che il Mediterraneo è un mare con bassa quantità di nutrienti – oligotrofico -, questo processo minaccia la qualità della vita e la sopravvivenza di organismi abituati a un habitat con queste caratteristiche, come la Posidonia oceanica.
Una sintesi tra acquacoltura intensiva ed estensiva esiste
Una soluzione alle problematiche c’è e si tratta dell’acquacoltura multitrofica.
Questa pratica era già utilizzata più di 6000 anni fa in Cina, ed oggi è stata riscoperta. In passato, nelle antiche città rurali cinesi, le case venivano costruite attorno a piccoli laghi in cui venivano allevate diverse specie di pesci, erbivori e carnivori. Questo permetteva di avere una popolazione di pesci stabile da cui attingere moderatamente per soddisfare il fabbisogno delle persone che vivevano nella comunità.
Oggigiorno, uno dei più importanti obiettivi è quello di soddisfare il fabbisogno alimentare di tutta la popolazione, cercando di avere il minore impatto ambientale possibile. Per questo motivo, questa pratica è stata riscoperta e riproposta in chiave contemporanea.

Schema di un impianto di acquacoltura multitrofico integrato. Esempio con trota arcobaleno nelle gabbie, molluschi e piante marine (© S.L. Holdt).
Il termine “multitrofico” fa riferimento ai vari livelli della catena alimentare coinvolti: il livello più alto comprende i predatori, pesci che vengono nutriti utilizzando il mangime e i cui scarti diventano cibo per gli organismi dei livelli più bassi, quali i filtratori, per esempio le cozze e le ostriche.
I filtratori filtrano grandi quantità d’acqua per alimentarsi, diminuendone di conseguenza la carica batterica e di nutrienti. Infine, al livello più basso, troviamo le alghe e le piante acquatiche, che contribuiscono all’assorbimento di nutrienti per la loro crescita.
In alcuni sistemi vengono inserite anche alcune specie di spugne di mare o altre tipologie di filtratori, che hanno lo stesso ruolo dei molluschi. Queste spugne vengono poi sfruttate in ambito farmaceutico oppure vengono utilizzate come vere e proprie spugne da bagno.
L’acquacoltura multitrofica permette, quindi, di riprodurre in piccola scala un ecosistema semplificato, in cui i nutrienti rilasciati in acqua vengono ampiamente assorbiti dagli organismi filtratori e dalle alghe. In questo modo, i danni creati da una possibile eutrofizzazione vengono notevolmente ridotti.
In un sistema del genere gli scarti non diventano un rifiuto che si accumula nell’ambiente, ma si trasformano in risorsa per altri organismi, dando così vita a un circolo virtuoso.

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Perché l’acquacoltura multitrofica integrata (IMTA) è diversa dalle altre metodologie?
I sistemi di acquacoltura multitrofica integrata possono essere ecologicamente responsabili, diversificati, redditizi e fonte di occupazione nelle regioni costiere di tutto il mondo. Ciò permette agli imprenditori di affacciarsi a diversi mercati, da quello dei mitili e delle ostriche, sino a quello delle alghe e dei pesci.
L’allevamento di specie carnivore che si nutrono di mangimi a base di specie pescate in mare, ha le sue responsabilità ambientali su più fronti. Per questo, affiancare l’allevamento di diverse specie a quello dei pesci, permette una maggiore diversificazione e attenua la pressione ambientale creata dall’allevamento di una sola specie.
Il settore dell’acquacoltura multitrofica integrata è solo uno dei tanti settori della Blue Economy che si stanno sviluppando in questi anni. Infatti il mare sarà sempre più soggetto allo sviluppo di infrastrutture e altre tipologie di impatto e inquinamento.
Per evitare grandi danni e problemi di gestione in futuro, è di vitale importanza studiare e conoscere i benefici e gli impatti dei nuovi progetti.
Fonti:
Angel D.L. & Spanier E. (2002) An application of artificial reefs to reduce organic enrichment caused by net-cage fish farming: preliminary results. ICES Journal of Marine Science 59, S324^S329.
Aquaculture Europe 2016 Conference
Cecere, E., Petrocelli, A., Belmonte, M., Portacci, G., & Rubino, F. (2016). Activities and vectors responsible for the biological pollution in the Taranto Seas (Mediterranean Sea, southern Italy): a review. Environmental Science and Pollution Research, 23(13), 12797-12810.
FAO, 2014
FAO,2012
Holdt, S. L., & Edwards, M. D. (2014). Cost-effective IMTA: a comparison of the production efficiencies of mussels and seaweed. Journal of applied phycology, 26(2), 933-945.
Nakajima, T., Hudson, M. J., Uchiyama, J., Makibayashi, K., & Zhang, J. (2019). Common carp aquaculture in Neolithic China dates back 8,000 years. Nature ecology & evolution, 3(10), 1415-1418.