I coralli neri sono maestosi animali che popolano le zone profonde del mar Mediterraneo: scopriamo insieme qualche dettaglio sulla biologia di queste creature degli abissi!
Immaginiamo di immergerci nelle profondità del Mar Mediterraneo con un piccolo sottomarino: lasciate le luminose acque superficiali, ci inoltriamo verso le acque più profonde dove la luce non è più sufficiente per la fotosintesi delle alghe; questa è la zona mesofotica. Scendendo ancora più giù la luce scompare totalmente, caratteristica tipica di quella che chiamiamo zona disfotica. In entrambe queste due fasce batimetriche possiamo incontrare alcune creature meravigliose: i coralli neri.
I coralli neri
I coralli neri (o antipatari) sono esacoralli coloniali che vivono nelle acque di tutto il pianeta, sia superficiali che più profonde. Nel caso dei coralli neri del Mar Mediterraneo, essi vivono a profondità che vanno da circa 40 fino a quasi 800 metri di profondità. Si tratta di animali che possono vivere migliaia di anni e, come molti altri organismi che vivono così a lungo, crescono molto lentamente e con tassi di riproduzione bassi. Nonostante le molte specie profonde siano ovviamente sprovviste di zooxantelle simbionti, recentemente in alcune specie superficiali provenienti dall’Indonesia sono state individuate per la prima volta simbionti algali.
I polipi dei coralli neri posseggono sei tentacoli non retrattili e molto spesso asimmetrici, impiegati per la cattura delle particelle alimentari; essi sono uniti da un cenenchima, un tessuto che mette in comunicazione i polipi di tutta la colonia. Lo scheletro su cui si sviluppano è abbastanza flessibile e, al contrario dei coralli biocostruttori, non è costituito da carbonato di calcio bensì da due proteine, la chitina e l’antipatina. Il nome “corallo nero” deriva proprio dal colore del loro scheletro: quando i pescatori tiravano su le reti, infatti, potevano aver estirpato alcune colonie, che durante la risalita subivano il danneggiamento dei polipi e dei tessuti; ciò che arrivava in superficie era quindi il solo scheletro nero dello sfortunato corallo.

Dettaglio di corallo nero (Antipatharia) – foto via Canva
Al momento, sono note varie specie di corallo nero nel Mar Mediterraneo. Quattro specie sono relativamente ben conosciute e studiate, mentre altre sono state recentemente scoperte oppure erano già note, ma per l’Oceano Atlantico.
Antipathella subpinnata
Antipathella subpinnata (Ellis & Solander, 1786) forma grandi colonie arborescenti che possono raggiungere fino a 1.5 m di altezza. Questi coralli hanno colore bianco e si trovano su fondi duri naturali ma anche artificiali (ad esempio il relitto della petroliera Haven in Liguria), solitamente ben esposti alla corrente. Le sue foreste ospitano una grande biodiversità, in quanto vari organismi le sfruttano sia come rifugio sia come area di nursery: è molto comune, infatti, la presenza di banchi di castagnola rossa (Anthias anthias Linnaeus, 1758) tra le foreste di A. subpinnata.
Questo corallo nero è mediamente più superficiale delle altre specie: ciò permette la formazione di foreste interspecifiche di A. subpinnata e di gorgonie, come la gorgonia rossa Paramuricea clavata (Risso, 1826).

Antipathella subpinnata, fotografata nello stretto di Messina – foto di Gianmichele Iaria, oloturiasub.it, CC BY-SA 3.0 via Wikipedia]
Antipathes dichotoma
Antipathes dichotoma (Pallas, 1766) si accresce in grandi colonie arborescenti, di colore bianco o giallo, dalle ramificazioni irregolari e spesso dicotome, da cui il nome della specie. Le sue dimensioni massime superano il metro ma, nonostante questo, tende a formare aggregazioni dalla minor biodiversità rispetto ad altri coralli neri.

Antipathes dichotoma nel Mar Rosso – foto via Canva
Parantipathes larix
Delle quattro specie qui presentate, Parantipathes larix (Esper, 1788) è la più rara nei mari italiani. Si tratta della specie di dimensioni maggiori, che può superare abbondantemente i due metri di altezza. Generalmente, la colonia si sviluppa attorno ad un unico asse, con poche ramificazioni se non del tutto assenti, anche se in alcuni casi sono state osservate colonie molto ramificate. Le sue foreste ospitano varie specie, da castagnole rosse a scorfani.
Nonostante i coralli in generale siano considerati organismi poco appetibili, negli ultimi anni è stato segnalato il comportamento predatorio da parte della stella pentagono Peltaster placenta (Müller & Troschel, 1842) ai danni proprio di P. larix!
Leiopathes glaberrima
In media la specie più profonda delle quattro, Leiopathes glaberrima (Esper, 1788) forma grandi colonie che possono raggiungere i due metri. Hanno ramificazioni irregolari e flessibili, di colore bianco o arancione. Inoltre, alcune specie di squali bentonici (come il gattuccio o il gattopardo), depongono le loro teche ovariche attaccate proprio alle ramificazioni di questo corallo. L. glaberrima è inoltre una delle specie animali più longeve tra quelle note: è stata esaminata una colonia campionata al largo della costa delle Hawaii e la sua età è stata stimata in oltre 4000 anni!

Leiopathes glaberrima – foto di Lophelia II 2008: Deepwater Coral Expedition: Reefs, Rigs, and Wrecks – NOAA Photo Library via Wikipedia
Protezione dei coralli neri
Le foreste di coralli neri sono riconosciute come VMEs (Vulnerable Marine Ecosystems), ecosistemi marini vulnerabili, proprio in virtù della rarità, del lento accrescimento e dalla bassa capacità di ripresa di questi organismi.
Purtroppo, si tratta di specie inserite nella Lista Rossa della IUCN (International Union for Conservation of Nature) degli Antozoi Mediterranei come specie “minacciate”. Tali minacce derivano direttamente dall’attività di pesca, sia artigianale e ricreativa che la massiccia pesca industriale. Reti e lenze possono infatti strappare le colonie dal substrato quando tirate su, oppure rimanervi impigliate, generando una situazione di entanglement, una parte importante del fenomeno della “pesca fantasma”. Inoltre, la pesca a strascico può causare la sospensione di grandi quantità di sedimento, occludendo i delicati polipi dei coralli: anche senza un contatto diretto, molti strumenti da pesca di fondale possono così danneggiare molteplici colonie!

Impatti della pesca fantasma – foto via Canva
Per fortuna, tutte le specie di corallo nero sono protette da varie convenzioni internazionali: la CITES (Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora selvatiche minacciate di estinzione) e la Convenzione di Barcellona, per citare due delle più importanti. L’applicazione di queste convenzioni ed il corretto monitoraggio degli ambienti profondi saranno due passi fondamentali nella conservazione dei coralli neri.
Bibliografia e sitografia:
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- Trainito E. & Baldacconi R. (2016). Coralli del Mediterraneo. Ed. Il Castello.
- https://www.underwatertales.net/2022/07/29/il-corallo-nero-dell-haven/
- https://ocean.si.edu/ecosystems/coral-reefs/deep-sea-corals
Autore: Alfredo Marchiò
Alfredo è un subacqueo e amante della fotografia, recentemente laureato in Biologia ed Ecologia Marina. Se fosse un animale marino sarebbe sicuramente un’orca, una creatura libera di esplorare il mare secondo la propria curiosità!