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Il riscaldamento globale sta trasformando la biodiversità del Mar Mediterraneo e cambiando il futuro di animali particolarmente sensibili ad un rapido aumento di temperatura, come le gorgonie. Vediamo insieme cosa sta succedendo e cosa viene fatto per mitigare questo fenomeno.

Cosa sono le gorgonie?

Anche se apparentemente potrebbero sembrare delle piante, le gorgonie sono in realtà degli animali, invertebrati bentonici che vivono attaccati al substrato e coloniali, costituiti da polipi, piccoli organismi che formano lo scheletro della gorgonia stessa. Infatti, “gorgonia” è il nome comune dato a quei coralli che in passato erano riconosciuti come appartenenti all’ordine dei Gorgonacea, ottocoralli che attualmente rientrano sotto il nome di Alcyonacea.

Curiosità Sulle Gorgonie Worldrise SCassisi 2

Foto di S. Cassisi

Curiosità sulle gorgonie 

“Gorgonia” deriva dal  termine greco “gorgone”, usato per indicare le ramificazioni tipiche di questi animali, che ricordano i capelli di serpenti dei Gorgoni, creature mostruose appartenenti alla mitologia greca. Le gorgonie sono anche chiamate “ventagli di mare”, a causa della loro struttura piatta e ramificata, che ricorda proprio un grande ventaglio. Questa struttura peculiare a forma di ventaglio permette alla gorgonia di aumentare la propria superficie, riuscendo ad intercettare e catturare il plancton, organismi microscopici di cui i polipi si nutrono.

Inoltre, lo scheletro delle gorgonie è capace di adattarsi a diverse intensità di corrente: esso risulta flessibile quando le correnti sono più intense e rigido quando le correnti sono deboli. Le gorgonie, inoltre, sono capaci di disporsi perpendicolarmente al moto delle correnti marine, per catturare più facilmente il plancton e garantirsi acqua più ossigenata. Infatti, i subacquei possono riconoscere la direzione delle correnti semplicemente osservando la formazione di questi animali marini. 

Dettaglio di gorgonia rossa – foto via Canva

Distribuzione

I ventagli di mare sono animali diffusi nel Mar Rosso e Mediterraneo, in acque temperate dell’Oceano Atlantico, in Sudamerica, Messico, Caraibi e Florida meridionale. In particolare, in Italia è possibile incontrare la gorgonia rossa (Paramuricea Clavata), quella gialla (Eunicella cavolinii) e bianca (Eunicella singularis), oltre a Leptogorgia sarmentosa ed Eunicella verrucosa. La gorgonia rossa è presente in tutto il Mediterraneo. Le altre specie, invece, si trovano principalmente nel Mar Ligure, Tirreno e nello Stretto di Messina.

Riscaldamento e tropicalizzazione del Mediterraneo: cosa sta succedendo?

La temperatura dell’acqua del Mar Mediterraneo continua ad incrementare: a fine ottobre 2022, in alcune zone del Mare Nostrum, è stato rilevato un aumento di temperatura di circa 5°C rispetto alla media storica. I ricercatori hanno definito il Mediterraneo un hotspot climatico, un’area del Pianeta dove gli effetti del riscaldamento degli oceani sono particolarmente severi. Infatti, la temperatura dell’acqua del Mediterraneo sta aumentando circa il 20% più velocemente rispetto agli altri mari. Secondo uno studio, la temperatura di questo mare è aumentata di 0,04°C per ogni decennio dal 1980 al 2018.

Il costante aumento della temperatura causa il fenomeno della tropicalizzazione, un processo di insediamento nelle acque nostrane di specie provenienti da zone tropicali ed estranee al Mar Mediterraneo. Specie animali aliene originarie di mari tropicali, come l’alga rossa e il pesce coniglio, stanno colonizzando il Mar Mediterraneo, entrando in competizione con le specie marine autoctone.

Gorgonie bianche – foto via Canva

Impatto sulle gorgonie

Le gorgonie sono particolarmente sensibili al riscaldamento dell’acqua del mare, specie se per periodi prolungati e quando avviene in maniera repentina, e possono andare incontro  anche ad una mortalità di massa. La velocità del riscaldamento globale, infatti, non consente agli organismi marini di adattarsi a questi squilibri improvvisi. 

Ricerche effettuate nel Mar Ligure suggeriscono che l’aumento delle temperature negli anni ‘90 abbia causato la mortalità di gorgonie ad una profondità di 40m. Nel 2020, in alcune aree di Portofino e dell’isola d’Elba, quasi il 50% delle gorgonie è stato affetto da necrosi a causa dell’aumento di temperatura. Indirettamente, l’aumento della temperatura ha anche causato la proliferazione delle mucillagini, polisaccaridi complessi prodotti da piante e microorganismi. Essi si depositano sulle gorgonie fino a soffocarle, provocandone la morte. 

La perdita delle gorgonie può causare impatti drammatici su diversi ecosistemi marini, perché esse costituiscono un vero e proprio habitat per altre specie e contribuiscono alla lotta contro il cambiamento climatico, sequestrando carbonio dall’atmosfera e mantenendo la stabilità climatica del pianeta.

Eunicella tricoronata – foto via Canva

Azioni nazionali e globali e ricerca scientifica

Greenpeace ha avviato delle campagne prioritarie supportate da politiche internazionali per trasformare il sistema energetico, abbandonare i combustibili fossili ma anche ridurre inquinamento e pesca. Studi scientifici, infatti, mostrano come le Aree Marine Protette siano più resilienti e si adattino più facilmente allo stress del riscaldamento globale poiché sono meno sottoposte a stress ambientali, come l’inquinamento provocato dalle attività umane (Roberts et al., 2017). In questo caso, incentivare e potenziare la rete di Aree Marine Protette è assolutamente fondamentale per regolamentare le attività umane. Importante è anche il coinvolgimento di stakeholders per mitigare le pressioni antropiche e incrementare la resilienza di questi habitat. 

Nel 2016, il congresso mondiale dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), insieme a 170 paesi, tra cui l’Italia, ha proposto diverse soluzioni per proteggere almeno il 30% degli ecosistemi marini entro il 2030, su cui si basa anche la campagna 30×30 Italia di Worldrise. Sono anche in corso ricerche ed esperimenti per il trapianto di gorgonie e la ricostruzione dell’ecosistema, ma ulteriori studi sono necessari per proteggere il futuro di queste meravigliose creature e di tutte le specie che dipendono da esse. 

foto via Canva

Bibliografia
Autrice: Martina Difonzo

Martina è una biologa marina, recentemente laureata in International Marine Science. Se fosse un animale marino sarebbe un delfino, per il suo senso di libertà e solarità. 

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