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Conosciamo meglio lo squalo balena: un gigante gentile particolarmente colpito dall’inquinamento da plastica.

Lo squalo balena (Rhincodon typus) è un gigante maestoso, una creatura affascinante che ci permette di entrare nel suo mondo: osservarlo in natura è un’esperienza incredibile e un privilegio raro. Nonostante il suo nome possa trarre in inganno, non è una balena, bensì un pesce cartilagineo, come tutti gli altri squali. Deve questo nome alle sue dimensioni, in quanto può raggiungere i 12 metri di lunghezza o più. Scopriamo di più su questo animale con 10 curiosità sullo squalo balena.

Foto via Canva

1. CHI È LO SQUALO BALENA?

Lo squalo balena è uno squalo filtratore che, a differenza degli altri membri dello stesso superordine, si nutre di plancton. È uno dei 10 squali al mondo che può raggiungere tranquillamente una lunghezza di più di 4 metri ed è infatti il pesce più grande esistente. 

È una specie migratoria e, nonostante sia un animale che percorre lunghe distanze, non sono stati definiti dei modelli di migrazione per i suoi spostamenti.

La sua longevità è incerta, potrebbe arrivare fino a circa cento anni di età.

Con il suo “mantello” decorato a macchie bianche, è uno degli esemplari più adorati dai turisti e dagli amanti degli oceani, ma di lui sappiamo molto poco. È anche sfortunatamente uno dei pesci marini più vulnerabili all’estinzione. 

Lo squalo balena è un animale tendenzialmente solitario, anche se sono stati avvistati gruppi con un maggior numero di individui, che fanno pensare che possa trattarsi di una specie talvolta sociale. 

2. CARATTERISTICHE GENERALI

Ciò che più caratterizza questo animale è la sua bocca molto ampia e di forma piatta, che può misurare fino a 1,5 metri. All’interno presenta diverse file di piccoli denti uncinati. 

È un animale dalla pelle spessa circa dieci centimetri, con denticoli dermici, detti “scaglie placoidi”. Esse facilitano il suo spostamento, perché hanno una funzione idrodinamica, fungendo anche come protezione. Insieme al collagene presente sotto al tegumento, infatti, queste scaglie rendono lo squalo balena piuttosto resistente a possibili attacchi. 

Le due pinne dorsali di questo animale non sono molto grosse e si trovano nella metà posteriore del corpo, la pinna caudale è quasi simmetricamente bilobata, mentre le pinne pettorali sono molto ampie e si trovano sotto alle due ultime fessure branchiali.

Foto di Giulia Boldrin

3. DOVE VIVE LO SQUALO BALENA?

Lo squalo balena abita tutti i mari tropicali e temperati (ad eccezione del Mediterraneo) che hanno una temperatura dell’acqua non inferiore a 21°C. Solo occasionalmente, durante le sue migrazioni, si può trovare leggermente più a nord o più a sud. In alcune zone è presente in abbondanza: Golfo Arabico e Golfo di Oman, Australia occidentale, Isola di Darwin (Galapagos), Quintana Roo (Messico), provincia di Inhambane (Mozambico), Filippine, Mahé (Seychelles), Gujarat (India), Taiwan e Cina meridionale. La più grande popolazione si stima che si trovi nell’Oceano Indo-Pacifico, mentre solo il 25% della popolazione è distribuito nell’Oceano Atlantico. Grandi gruppi compaiono stagionalmente al largo della penisola dello Yucatan, in Messico, forse per nutrirsi delle uova dei tonni; grazie a questo comportamento l’area è diventata un punto di riferimento per il turismo naturalistico e per la ricerca scientifica sugli squali.

Lo squalo balena inoltre è una specie pelagica che frequenta soprattutto le acque costiere, ma si può spingere anche in mare aperto ed immergersi fino a 2000 metri di profondità.

4. COME SI MUOVE?

Gli squali balena subiscono cambiamenti morfologici con la crescita, probabilmente associati a capacità propulsive differenti. Neonati e giovani hanno un corpo allungato, pinne relativamente piccole e una pinna caudale fortemente eterocerca, cioè asimmetrica, con il lobo superiore più sviluppato di quello inferiore. Gli squali adolescenti e adulti, invece, hanno una pinna caudale con un angolo di spinta elevato, grandi pinne pettorali e un peduncolo caudale stretto. Tutte queste caratteristiche sono le stesse dei pesci con buone capacità di nuoto.

Questo squalo è un forte ma tipicamente lento nuotatore: nonostante le sue grandi dimensioni e la capacità di nuotare per lunghe distanze per molte ore, si muove a bassa velocità rispetto ad altre specie di squali.

Gli squali balena si trovano solitamente vicino alla superficie durante le ore diurne e nuotano a profondità maggiori durante la notte.

Foto di Giulia Boldrin

5. ALIMENTAZIONE DELLO SQUALO BALENA

Nonostante si tratti di un animale di enormi dimensioni, non caccia grandi prede, si accontenta invece di una dieta basata principalmente sul plancton, filtrando il cibo che trova lungo la sua strada con le branchie. Si può cibare però anche di piccole prede, come krill, granchi, meduse, calamari, acciughe, sgombri, tonni e sardine.

Lo squalo balena è un cacciatore passivo: quando vuole alimentarsi nuota con la bocca aperta, così da ingerire qualsiasi cibo disponibile lungo il suo percorso. Quando chiude la bocca rimuove l’acqua attraverso le branchie, lasciando la preda intrappolata al suo interno nei filtri, strutture simili a setacci. Una volta ingerito il cibo riapre la bocca per catturare nuove prede. 

Ancora non è chiaro però lo scopo dei suoi denti, perché secondo gli studi non sono usati per masticare: è possibile che aiutino nella cattura di piccoli pesci o meduse, ma ancora non ci sono abbastanza studi scientifici per confermare questa ipotesi.

6. UNA SPECIALE PROTEZIONE PER GLI OCCHI

Lo squalo balena ha occhi circolari, relativamente piccoli rispetto alle sue dimensioni e posizionati lateralmente. 

Anche gli occhi di questo gigante, come la sua pelle, sono ricoperti da tanti “piccoli denti”! Un gruppo di scienziati ha scoperto infatti che ben 2900 piccoli denticoli ricoprono ogni occhio, fungendo da “armatura”, dato che gli occhi di questa specie sporgono su ogni lato e necessitano di un sistema di protezione. Fino ad ora sembra essere l’unica specie provvista di un’armatura che protegge gli occhi, caratteristica che rende questi individui ancora più unici!

Un altro metodo di protezione per gli organi visivi, messo in atto anche in seguito alla ripetuta accensione dei flash dei subacquei, è far ruotare verso la coda gli occhi e ritirarli parzialmente nelle orbite.

Foto via Canva

7. VITTIME DELLA PLASTICA

Diversi esemplari di squalo balena sono stati trovati senza vita con quantità significative di plastica nello stomaco. Gli scienziati ipotizzano da tempo che l’inquinamento marino da plastica abbia un impatto non indifferente su questi pesci giganti. 

Un gruppo di studio ha recentemente analizzato l’impatto dell’inquinamento marino da plastica sugli squali balena in Indonesia, considerata al secondo posto nella lista mondiale dei maggiori responsabili dell’inquinamento da plastica in mare.

I ricercatori hanno concluso che gli squali balena potrebbero ingerire fino a 137 pezzi di plastica marina all’ora! Questo include sia microplastiche, sia pezzi più grandi di quasi 50 cm. Nonostante gli squali balena abbiano la capacità di espellere gli oggetti di grandi dimensioni che finiscono accidentalmente nella loro bocca, a giudicare dalle necropsie di individui trovati sulle spiagge di tutto il mondo, questo meccanismo non sempre funziona. 

In Malesia, infatti, un sacchetto di plastica di 46 per 32 cm è riuscito ad uccidere uno squalo balena. Chi potrebbe pensare che qualcosa di così piccolo possa portare alla morte di uno dei più grandi animali del pianeta? Notizie come queste devono farci riflettere e ricordare di evitare la plastica monouso, in favore di alternative più sostenibili ed ecologiche.

Foto via Canva

8. INTERAZIONI CON L’UOMO

Le interazioni umane con gli squali balena riguardano gli incontri con le imbarcazioni o con snorkelisti e subacquei. Quando incontrano dei subacquei, gli squali balena spesso si girano e danno le “spalle” agli intrusi. A volte sembrano evitare le barche, immergendosi lentamente verso il fondo del mare, di solito senza cambiare sensibilmente la loro velocità. Questo comportamento potrebbe essere in risposta al suono a bassa frequenza dei motori delle imbarcazioni, che può interrompere le rotte migratorie di questi animali, nonché i comportamenti di alimentazione e/o accoppiamento.
Al momento non ci sono dati sugli effetti di tale
inquinamento acustico, ma sembra probabile che se il traffico di barche continuerà ad aumentare, specialmente nelle aree che fungono da base di terra per gli operatori dell’ecoturismo degli squali balena, sarà necessario investigare i possibili effetti negativi sulla specie. Limitare il numero di licenze nautiche in una determinata regione può aiutare a limitare l’inquinamento acustico. Anche l’uso di protezioni per le eliche può ridurre la gravità delle lesioni degli squali balena dovute a collisioni con le barche.

Questi organismi sono essenziali per l’intero ecosistema marino e supportano anche l’industria dell’ecoturismo. In molte zone tropicali, infatti, i giganti del mare si possono osservare mantenendo le dovute distanze anche facendo snorkeling. In alcune aree, come nelle Filippine, questa attività è oggetto di dibattiti in quanto è comune nutrire o avvicinare troppo gli esemplari.

Come spiega Mark Meekan, biologo ittico dell’Australian Institute of Marine Science, “L’ecoturismo mantiene tante persone fuori dalla soglia di povertà in molti paesi in via di sviluppo del mondo, in particolare nel sud-est asiatico”. Come umanità “Abbiamo una responsabilità non solo nei confronti degli squali, ma anche verso il futuro di quelle comunità”.

Foto via Canva

9. VULNERABILITÀ E CONSERVAZIONE

Nonostante lo squalo balena abbia alcuni predatori naturali, il vero responsabile della diminuzione della sua popolazione è l’essere umano. Le maggiori minacce sono la pesca, la caccia estrema per la commercializzazione di alcune parti del suo corpo o per esporre le sue enormi pinne come trofei, e le reti in cui frequentemente alcuni individui restano impigliati. Anche l’inquinamento, sia nella forma del problema delle plastiche in mare, sia relativo al traffico marittimo e all’eccessivo turismo causa stress agli individui. Inoltre, con l’aumentare del traffico navale, le enormi dimensioni e la presenza in superficie degli squali balena rendono sempre più frequenti gli incidenti con le barche

L’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) ha definito lo squalo balena in pericolo di estinzione e ha dichiarato che la sua popolazione globale è in diminuzione. Per questi motivi si stanno cercando misure di conservazione, accordi e trattati che abbiano come scopo la salvaguardia della specie.

In quest’ottica, gli operatori dell’ecoturismo e i loro clienti sono in una posizione ideale per assistere i ricercatori nella raccolta di dati osservativi che possono essere una base per studi più mirati, nonché preziose informazioni sull’ecologia comportamentale dello squalo balena. I dati raccolti possono essere usati per analisi sulla stagionalità della specie e sulle aggregazioni che possono servire a definire l’habitat critico e ad imporre nuove leggi e misure di conservazione, nonché ad identificare gli individui e riconoscerli al momento del riavvistamento. Un metodo differente rispetto ai sensori elettronici ed utilizzabile anche dai turisti è la tecnica che analizza la conformazione delle macchie che si trovano tra i fianchi e il dorso dello squalo, un motivo unico come le impronte digitali nell’uomo: con questo sistema si possono identificare i singoli individui semplicemente grazie ad una fotografia ed è possibile così studiare meglio i movimenti di questi giganti del mare.

Foto via Canva

10. PROGETTI E ASSOCIAZIONI CHE STUDIANO GLI SQUALI BALENA

Sono diverse le associazioni che si occupano di ricerca e citizen science per la conservazione dello squalo balena. Tra queste c’è per esempio Shark research Mexico, organizzazione no-profit con sede in Baja California Sur, dedicata alla ricerca e alla conservazione di squali e razze nel Golfo della California. La missione di questa no-profit è studiare e proteggere le specie di elasmobranchi nelle acque messicane e offrire opportunità a studenti universitari e laureati di partecipare alla ricerca in corso, nonché aumentare la consapevolezza sugli squali e su altre specie marine. Il Madagascar Whale Shark Project è un progetto collaborativo di ricerca e conservazione che è stato creato nel 2016, a seguito di un numero inaspettato di squali balena registrato nel 2015. Il principale obiettivo scientifico di questo progetto è stabilire la presenza e la struttura della popolazione degli squali balena al largo di Nosy Be attraverso l’identificazione fotografica. L’impegno della comunità è un principio chiave di questo progetto, attualmente attivo in varie scuole locali attraverso un programma educativo. 

Da citare anche la Fundacion Maradentro, che in Colombia contribuisce alla conoscenza, conservazione e diffusione della varietà di specie che popolano uno dei luoghi più ricchi di biodiversità dell’intero pianeta, e il Large Marine Vertebrate Research Institute Philippines (LAMAVE), che ha iniziato a lavorare con gli squali balena per comprendere le interazioni uomo-squalo e come queste possano essere utili sia per le comunità locali che per la specie.

BIBLIOGRAFIA:
Autrice: Giulia Boldrin

Giulia ha 26 anni, è una biologa marina laureata in Marine Sciences con un’enorme passione per i vertebrati e per gli squali in particolare; spera di riuscire a contribuire attivamente alla conservazione marina e alla salvaguardia degli oceani. Se fosse un animale marino sarebbe un delfino, per il suo carattere pacifico e giocherellone, per la sua socievolezza, spensieratezza, fedeltà e amicizia!

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