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Oggi salpiamo verso l’Artico alla scoperta dell’unicorno del mare, il narvalo!

Anche tu pensavi che gli unicorni esistessero solo nelle favole? Beh, non esattamente. Oggi scopriremo i segreti di una creatura ancora poco conosciuta e studiata, il narvalo! Pronti? Si parte!

1. Caratteristiche morfologiche

Il narvalo (Monodon monoceros) è un cetaceo di medie dimensioni appartenente alla famiglia dei Monodontidi, la stessa a cui appartiene anche il beluga. Il narvalo può raggiungere una lunghezza massima di 5 metri, “corno” escluso. Presenta una testa arrotondata, piccole pinne natatorie, una piega cutanea alta circa 4-5 cm che sostituisce la pinna dorsale e una pinna caudale con la tipica forma a “doppio ventaglio”, i cui i lobi posteriori, contrariamente agli altri cetacei, sono convessi.

Foto via Canva

Il narvalo vive fino ai 50 anni e la sua colorazione cambia con l’età, variando dal grigio-ardesia al bianco-grigiastro, anche se gli esemplari più anziani possono diventare completamente bianchi.   

Inoltre, questo animale mostra un marcato dimorfismo sessuale: le femmine sono più piccole dei maschi e non presentano il caratteristico “corno”.

2. Corno o dente?

La caratteristica più emblematica del narvalo è sicuramente rappresentata dal “corno”, ma è giunto il momento di sfatare miti e leggende poiché, in realtà, si tratta di un dente. Infatti, gli organismi adulti di entrambi i sessi presentano un solo paio di denti nella mascella superiore. Nella femmina i denti non si sviluppano, mentre nel maschio se ne sviluppa uno solo che fuoriesce dal labbro superiore. Il dente è formato da uno strato interno di dentina, uno esterno di cemento e numerosi capillari in cui scorre il sangue. Questa struttura ha una forma molto simile alla vite, presentando un avvolgimento da destra verso sinistra. Si pensa che la torsione a spirale sia data dalla resistenza del dente al movimento dell’acqua determinato dall’animale quando nuota. 

La funzione del dente è ancora incerta, ma recenti studi hanno suggerito che sia ricco di recettori sensoriali e che, quindi, possa fungere da organo sensoriale per la ricezione di informazioni circa l’ambiente circostante, come pressione, temperatura e salinità dell’acqua. Inoltre, si pensa che possa essere usato nella lotta per la conquista delle femmine o, ancora, come prova di virilità. 

Un “unicorno del mare” – fotografia di Paul Nicklen

3. “Ice, ice baby”!

Il narvalo vive nel Mar glaciale Artico, tra 70°N e 80°N: si può comunemente trovare nelle acque del Canada, della Groenlandia, delle isole Svalbard e del nord della Russia. 

Durante l’estate, questo cetaceo migra a nord, verso le aree rese inaccessibili dal ghiaccio durante l’inverno. Ogni anno torna nello stesso luogo e, per questo motivo, si dice che mostri un’“alta fedeltà al sito”. In inverno, invece, migra verso aree di alto mare che tendono ad essere profonde e ricoperte da ghiaccio molto spesso. Durante questa stagione, però, il narvalo è vulnerabile all’intrappolamento nel ghiaccio poiché, a causa dei repentini cambiamenti climatici che caratterizzano il mare aperto, le fessure e le crepe presenti nelle banchise polari che consentono all’animale di respirare, possono ghiacciare e occludersi.

4. Unico tra i cetacei

Il narvalo riesce a compiere delle grandi immersioni, arrivando fino a 1.500 m di profondità: una capacità che lo rende unico tra i cetacei. Ogni immersione dura circa 25 minuti e le sue prede preferite sono merluzzi, halibut della Groenlandia, polpi, calamari, crostacei e altri invertebrati bentonici. Visto che l’animale è sprovvisto di denti, si pensa che possa aspirare le sue prede inghiottendole intere. Date le latitudini a cui vive, ha un numero ristretto di predatori, che si riducono all’orso polare e all’orca.

Un gruppo di Narvali ripreso dall’alto – fotografia di Paul Nicklen

5. Vita sociale

Il narvalo è un animale vivace e vive in gruppi formati da non più di 5-20 individui. In estate, però, tende a formare gruppi molto grandi che possono arrivare ad includere anche 1.000 individui! I gruppi, solitamente, sono omogenei per sesso ed età: giovani, femmine con i cuccioli e maschi adulti. 

6. Che chiacchierone! 

Il narvalo è una specie molto vocale, che emette due tipi diversi di vocalizzazione: i click, che si crede vengano usati per l’orientamento spaziale e l’ecolocalizzazione delle prede, e i fischi, che si pensa rappresentino il segno distintivo di un singolo animale o di un gruppo.

7. Tra leggenda e realtà

Con molta probabilità, il mito dell’unicorno si deve al dente del narvalo. Del famoso “monoceros” se ne parlava già nel V secolo a.C. quando Ctesia di Cnido scrisse che in Persia viveva un asino bianco dalla testa purpurea, sulla quale si stagliava un unico corno. Nel corso del tempo le descrizioni aumentarono e l’unicorno assunse le sembianze di un cavallo bianco con un corno in fronte. Il corno divenne non solo un simbolo di potere, ma anche un oggetto magico, capace di neutralizzare i veleni e curare la depressione, fin quando nel 1600 perse il suo valore mitico grazie a degli studiosi che provarono l’esistenza del narvalo.

Foto via Canva

8. La minaccia del riscaldamento globale 

Il narvalo è una specie sentinella, che fornisce importanti informazioni sull’ecosistema in cui vive e, purtroppo, è una delle tre specie più sensibili al cambiamento climatico. Lo scioglimento dei ghiacciai, molto spesso, causa alterazioni lungo la catena trofica, il che comporta una redistribuzione delle prede, causando al narvalo uno stress nutrizionale, ma anche cambiamenti nel suo tasso di sopravvivenza, fecondità e alterazione nei tempi e nelle route migratorie. 

Inoltre, l’improvviso incremento del disturbo antropico, causato dal progressivo avanzamento dell’uomo in aree dapprima inaccessibili per la presenza di spesse banchise di ghiaccio, espone questa specie a inquinamento acustico e da contaminanti, rendendola suscettibile alla contrazione di numerose malattie e all’alterazione nelle risposte comportamentali e fisiologiche.

9. Caccia al narvalo

Il narvalo costituisce una delle prime fonti di sostentamento delle popolazioni Inuit che vivono lungo le coste del Canada e della Groenlandia. La caccia di questo organismo gode infatti di un’importanza sia sociale che culturale, in quanto storicamente provvedeva un’ampia varietà di mezzi di sussistenza per la comunità. Al giorno d’oggi, la caccia al narvalo è concessa solo alle popolazioni indigene di Canada e Groenlandia, mentre la caccia commerciale è proibita.

Narvali che si avvicinano al ghiaccio – fotografia di Paul Nicklen

Anche il commercio del dente di narvalo sta cadendo sempre più in disuso poichè, tanto l’Unione Europea quanto gli Stati Uniti, ne hanno vietato l’importazione. La caccia del narvalo è inoltre regolata dal sistema delle quote, ovvero da un limite massimo di esemplari cacciabili per anno, e viene praticata sia con mezzi tradizionali, quali l’arpione, che moderni, come il fucile.

10. Conservazione 

Il narvalo è inserito nell’Appendice 2 della CITES, la Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione, e nonostante le minacce a cui è soggetto questo cetaceo è stato classificato come specie “Least Concern”, ovvero specie a rischio minimo, nella Red List della IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura). Poiché il narvalo è un organismo cacciato per consumo umano, viene redatta una documentazione sulla sua caccia e commercio, al fine di fornire dati sull’abbondanza e sugli andamenti di caccia degli stock di questi cetacei. Inoltre, ogni anno diverse organizzazioni si riuniscono per revisionare le informazioni sulla biologia del narvalo, migliorare le valutazioni e mantenere la sostenibilità degli stock.

Nonostante il narvalo sia sempre stato un’importante fonte di sostentamento per le popolazioni locali, bisogna evidenziare quanto siano efficaci le regolamentazioni messe in atto per salvaguardare lo stato della popolazione. Infatti, in soli 5 anni lo stato di conservazione del narvalo è passato da “Near threatened”, ovvero prossimo alla minaccia, a “Least Concern”, retrocedendo di una posizione. Questo dimostra quanto la cooperazione tra le varie istituzioni sia fondamentale per la salvaguardia delle specie a rischio.  

Foto via Canva

BIBLIOGRAFIA 
Autrice: Alessia Bucceri

Alessia è una biologa marina con una grande passione per i cetacei e per il mondo della conservazione animale. Recentemente ha conseguito una seconda laurea magistrale all’estero in Marine Biological Resources. Se fosse un animale marino sarebbe una megattera, socievole, curiosa e libera di viaggiare in lungo e in largo!  

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