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È un animale che quasi sicuramente avrete incontrato in spiaggia e, con questo articolo, vi accompagneremo a conoscerlo meglio e a scoprire molte sue peculiarità.

Chi di voi, da bambinə, non ha giocato in spiaggia a catturare granchi con il secchiello? Con molta probabilità, nel vostro retino avrete messo anche lui, il granchio verde del Mediterraneo, Carcinus aestuarii.

Ecco 10 curiosità per scoprire questa incredibile specie che abita i nostri mari e imparare ad osservarla nel suo ambiente naturale, senza arrecarle disturbo.

1. IL SUO ASPETTO

Il granchio verde è un crostaceo prevalentemente acquatico, possiede un robusto carapace a forma di ventaglio, di circa 10 cm di larghezza. La superficie dorsale del suo scheletro esterno è molto piatta, di colore verde scuro e marrone. 

Il tratto distintivo di questo animale è dato da cinque denti aguzzi nella regione anteriore del carapace, situati dietro agli occhi. 

Granchio verde – Illustrazione di @betula_stuff

2. QUANTE ZAMPE!

È un decapode, ha quindi 10 zampe: 2 chele poste sulle zampe anteriori e altre 4 paia di zampe.

Le chele sono abbastanza robuste, con la destra leggermente più sviluppata della sinistra. Queste porzioni degli arti sono molto importanti per l’animale, sia per catturare, maneggiare e spezzare il cibo, sia come armi di difesa contro possibili predatori o contro altri granchi per proteggere il proprio territorio.

Grazie agli 8 arti, il granchio verde è in grado di spostarsi sulla terraferma anche per tragitti lunghi e con modeste velocità: arriva fino a 2 chilometri all’ora.

3. DOVE VIVE

La sua origine è tra le acque del Mar Mediterraneo. Da qui si è diffuso anche in altre aree: nel Mar Nero e nell’Oceano Atlantico, dalla Norvegia fino al Marocco, raggiungendo le isole di Capo Verde.

È molto diffuso e predilige vivere nell’acqua profonda pochi centimetri fino ai 20 metri. Abita ambienti rocciosi ma anche sabbioso-fangosi. 

4. MANGIA E AIUTA IL FONDALE MARINO

La dieta del granchio del Mediterraneo è varia: alghe verdi, ma anche piccoli molluschi, anellidi, crostacei ed altri organismi bentonici che popolano il fondale. Si nutre principalmente di notte, ma può essere comunque attivo in qualsiasi momento della giornata.
Con la chela riesce ad aprire piccoli bivalvi come vongole e cozze. È anche un detritivoro, addirittura uno spazzino, che taglia abilmente gli animali morti. 

Per cercare il cibo, scava nella sabbia o nel fango contribuendo alla bioturbazione, cioè l’areazione e il mescolamento dei sedimenti. Quest’attività è molto importante perché permette il riciclaggio dei nutrienti e favorisce la circolazione di ossigeno.

Granchio verde che si alimenta – Illustrazione di @betula_stuff

5. QUANTE UOVA!

Le femmine di granchio verde sono delle migratrici: durante il periodo primaverile, più precisamente tra maggio e novembre, si spostano dalle lagune verso il mare per la schiusa delle uova.

Come la maggior parte dei crostacei, le femmine producono migliaia di uova (fino a 185.000) e le tengono sotto l’addome, attaccate ai pleopodi, ovvero le zampe atte al nuoto. 

Le uova sono quindi protette per la durata dell’incubazione, che dura alcune settimane. Alla fine di questo periodo nascono i piccoli granchi, i quali non hanno lo stesso aspetto degli adulti, ma sono dei minuscoli vermi planctonici. Solo in seguito a diverse metamorfosi diventano come noi li conosciamo.

6. MEGLIO CAMBIARE PELLE OGNI TANTO

Un processo delicato che compie il granchio due volte all’anno è la muta

In primavera e in autunno, questo crostaceo elimina il vecchio esoscheletro e ne forma una nuovo. Questo processo si svolge con una fase di preparazione, seguita dalla perdita della vecchia protezione; quella nuova è subito pronta, tuttavia nei primi giorni il nuovo esoscheletro è morbido e il granchio è molto più esposto ai predatori.

Durante questa fase il granchio tende a stare nascosto, per aspettare che l’esoscheletro indurisca e ritorni funzionale.

7. UN’EFFICACE TECNICA PER SFUGGIRE AI PREDATORI

Il granchio ha molti predatori: cefalopodi, come seppie e polpi, pesci come l’orata, altri crostacei, uccelli costieri come i gabbiani.

Per sfuggire a questi predatori mette in atto una tecnica particolarmente efficace: questo animale è in grado di praticare l’autotomia, cioè la mutilazione riflessa di una parte del corpo. In caso di cattura da parte di un predatore, il granchio può staccare la parte del corpo afferrata senza provocarsi una ferita fatale e scappare. La lacerazione si chiude immediatamente e una nuovo arto riappare alla muta successiva.

8. È UNA SPECIE TOLLERANTE

Carcinus aestuarii è una specie molto tollerante, riesce a sopportare bene grandi sbalzi di temperatura ma anche sensibili variazioni di salinità. Può resistere anche all’inquinamento, essendo in grado di accumulare metalli pesanti e molecole tossiche. Infine può sopportare lunghi periodi fuori dall’acqua.

Femmina di granchio verde con uova – Illustrazione di @betula_stuff

 9. RUOLO ECOLOGICO

Come abbiamo già visto, i granchi verdi del Mediterraneo si nutrono di una vasta gamma di invertebrati, come molluschi, vermi e crostacei più piccoli. Questo permette di controllare le popolazioni di queste specie, evitando che si sviluppino eccessivamente. I granchi, inoltre, occupano una posizione intermedia nella catena alimentare delle acque costiere: vengono predati da pesci predatori, uccelli marini e altri granchi più grandi, mentre predano invertebrati più piccoli. Questa relazione predatore-preda contribuisce a mantenere l’equilibrio degli ecosistemi marini.

Sebbene, quindi, ai nostri occhi possano sembrare degli animali poco utili, la loro presenza e il loro ruolo ecologico dell’ecosistema marino è molto importante.

10. A VENEZIA NE SONO GHIOTTI

Un’ultima curiosità legata a questa specie riguarda la zona della Laguna di Venezia e la sua tradizione culinaria. In quest’area si praticano la pesca e l’allevamento del granchio verde, che sono importanti attività economiche. Non si mangia tutto l’anno, ma è particolarmente apprezzato durante il periodo della muta, ovvero quando gli esemplari di Carcinus aestuarii sono chiamati dai locali “Moleca”, perché hanno il carapace scuro e molliccio. Le femmine nel periodo pre-riproduttivo sono invece dette “Masaneta”.

Bibliografia:
Autrice: Giulia Masiero

Giulia è una Guida Naturalistica e divulgatrice scientifica. Appassionata di storie che la natura ha da raccontare e che, a sua volta, racconta e illustra nella pagina IG “@betula_stuff”. Se fosse un animale marino sarebbe una sterna artica, un animale non strettamente legato al mare, che percorrere migliaia di km in giro per il mondo, avventuriera e che non si fa intimidire dalle grandi sfide.

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